Una miniera, ancora inesplorata benché aperta da quasi mezzo secolo: le sorprese sono innumerevoli per il conformismo postsovietico. Che Andrea Cavalletti riedita arricchita da tre inediti e un’intervista. E più del Novecento, dal “Rembrandt educatore” di Langbehn, l’ideologia della Germania di fine Ottocento eletta di cui fu aedo Thomas Mann (“Considerazioni di un impolitico”, “spettacoloso romanzo”, “Nobiltà dello spirito”), a Claudio Mutti e “Gheddafi templare di Allah”. Passando per Evola naturalmente (con molte tirate d’orecchi al traduttore disinvolto e approssimato) e Spengler, e De Madariaga, Eliade, Frobenius, Rilke, Stefan George, D’Annunzio, o la brutalità del gesto inutile, Pirandello, o il feroce nullismo, del testamento incluso, Marcuse. Con radici in Jean Paul e Bachofen – di cui Evola e Eva Cantarella hanno proposto spezzoni, delle “circa seimila fitte pagine in lingua tedesca, mai tradotte in alcuna altra lingua, se non per brevi frammenti””.e l’avvertenza che . Col culto anarchico della morte. E le spengleriane “idee senza parole”, tipiche del nazismo, scovate nella Resistenza e nelle Brigate Rosse.
Come uno studioso socialista vede la destra, senza paraocchi, nel 1979 ancora si poteva.
Furio Jesi, Cultura di destra, Nottetempo, pp. 297 € 17,50
giovedì 24 maggio 2012
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