È finita male per Facebook in Borsa, e non è finita. Troppi titoli sono stati incettati al collocamento da uno dei collocatori, se non da tutt’e tre, Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan (Citygroup), nella previsione di un rialzo, che ora dovrebbero essere liquidati. Inoltre, nella imminenza della quotazione è filtrato che Facebook ha difficoltà con le connessioni mobili (iPad), che sono quella che monopolizzano sempre più le connessioni - sono già un terzo degli accessi internet e saranno la metà fra un paio di anni al più.
Il caso Faceboook non è quello Google, cui viene apparentato. Per stabilire il prezzo di Google si fece un’asta online, virtuale ma efficace, conclusa con una valutazione - 23 miliardi – che è meno di un quarto di quella di Facebook. Mentre i fondamentali di Facebook non sono buoni, commercialmente non è un successo - fatto non ignoto:
http://www.antiit.com/2012/03/ritardi-e-deviazioni-del-supertreno.htm
Il piano di collocamento di Facebook richiama quello di Tiscali tredici anni fa a Milano. Un’azienda di forte richiamo ma in rosso, venduta a un prezzo alto (per Tiscali 46 euro, oggi vale pochi centesimi). Con un flottante ristretto rispetto alla domanda, tale da ingenerare un rialzo fino a dieci volte il prezzo. Una trappola, che questa volta è scatta per i collocatori.
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