Tutti contro tutti a Roma per la privatizzazione dell’Acea. Un atto obbligato per legge, si difende il sindaco. Contro il quale l’opposizione ha presentato in consiglio comunale 70 mila (settantamila) emendamenti. E i giornali romani fanno una campagna ogni giorno di più pagine.
Poiché tra i giornali in campagna è compreso “Il Messaggero” di Francesco Gaetano Caltagirone, l’azionista di minoranza che ha messo in mora il sindaco Alemanno sulla vendita per legge, si potrebbe buttarla in burla, il tutti contro tutti estendendo al contro se stessi. Ma non è così: la vendita dell’Acea non è diversa dalle altre vendite di beni pubblici – solo un po’ più volgare: le privatizzazioni sono un mercato politico. Per di più subdolo.
Poiché Alemanno è del Pdl, si può arguire che il Pd ha tutto il diritto di presentare 70 mila (sic!) emendamenti. E invece no: il Pd, se fosse un partito democratico o di sinistra, a Roma ha centomila altre occasioni, opportunità, mancanze, su cui esercitare il suo controllo. Si può arguire che Aurelio Regina, il presidente uscente degli industriali romani, ha tutto il diritto di criticare la privatizzazione. E invece no: dovrebbe semmai favorirla, questa è la sua funzione – se non parlasse solo per avere un buon posto nella Confindustria di Squinzi, che si vuole di sinistra (la Confindustria di sinistra…). Caltagirone parla da sé, col cinismo.
Si sono fatte e si fanno le privatizzazioni come se fossero l’esito e il terreno di coltura di una società e un’economia più libere – il “mercato”. Mentre sono state e sono un mero mercato politico. E più specificamente il mercato della corruttela.
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