È come dice Habermas, una bordata neo-conservatrice, cioè nazionalista. E per questo anti-occidentale. Questo Historikerstreit di venticinque anni fa diceva, da destra e da sinistra, che il passato non è passato, e anzi ritorna. È un dibattito che oggi non sarebbe più possibile, crea forte alla rilettura la nostalgia della Germania renana, della “vecchia” Repubblica Federale di Bonn. Ma per ciò stesso la polemica fra migliori storici tedeschi, Nolte, Habermas, Hillgruber, Hildebrand, Stürmer, Hans e Wolfgang Mommsen, Augstein, Kocha, Fest, sia pure soave, democratica, in linea coi tempi, è già nell’ottica di un nazionalismo cieco.
Si sa, oggi si vede, che la nuova Germania è nata male, ma questo libro ne mostrava le radici infette. Che poi sono una: Olocausto a parte, la Germania ha solo perduto la guerra. Nolte, acuto ma patriottico, ha dato un colpo agli storici del nazismo, col famoso articolo sulla “Frankfurter Allgemeine Zeitung” del 6 Giugno 1986, “Il passato che non vuole passare”. Salvando la Germania. Habermas ha ribattuto un mese dopo, sulla “Zeit” dell’11 luglio, sotto il titolo “Una sorta di risarcimento danni. Le tendenze apologetiche nella storiografia contemporanea tedesca”. Criticando Nolte (e Hillgruber e Hildebrand) ma accettandone l’impostazione: la sospensione del giudizio, insomma la revisione della colpa. Altri storici sono intervenuti nel dibattito, ma poi tutto – tutti i motivi di perplessità per un non tedesco – è elencato qui da Hans Mommsen, e Kocka lo spiega. Da sinistra, insomma. Con la stessa voluttuosa disinvoltura dell’“impolitico” Mann.
Habermas sbagliava anche a martirizzare la Germania di Bonn, animale tranquillo, di cui si rimpiange già la scomparsa. Che accettava la sua colpa: passivamente, portandone la croce. Mentre non c’è nel dibattito un solo accenno critico al sistema sovietico. Non c’è anzi alcun riferimento storico. Una stranezza per un dibattito tra storici: né a Norimberga, e nemmeno a Versailles o alla politica occidentale di appeasement allo hitlerismo - assenza doppiamente strana in un impianto anti-occidentale.
Niente. Si torna all’“identità” tedesca. Problema apparentemente senza fondo, benché semplice. Nel quale tutto viene omologato. “Totalitarismo, genocidio e deportazioni di massa costituiscono il tratto caratteristico del XXmo secolo” (Hildebrand). Lo costituiscono anche di altri secoli. Ma non è vero – questo è il punto – che i totalitarismi sono uguali. Quello di Hitler era popolarissimo, un caso da manuale di servitù volontaria, e anzi entusiasta. Nel solo sterminio degli ebrei erano implicati quotidianamente un milione di tedeschi, calcola Augstein, e coinvolti in qualche modo i loro familiari. Sotto Stalin i sovietici hanno combattuto una guerra civile, con asprezza, con dolore. I tedeschi hanno combattuto con Hitler, contro gli ebrei e contro l’Europa, con gioia e devozione, per diventare grandi, grandissimi.
Incredibile mimetismo, surrettizio, per degli articoli di giornale, che invece si vorrebbero espliciti, al coperto dell’asetticità accademica, e per nozioni così semplici. Nolte ha più di un argomento risibile: la “dichiarazione di guerra di Weizmann”, cioè degli ebrei, la “trappola per topi”, etc. E il richiamo di Habermas alla congiura? Quando ha interlocutori dichiarati, semmai opportunisti. O un Hitler più mito che storia. E l’assurdo pareggiamento della colpa, in diritto e nella storia.
Tre fatti sono incontestabili. Nazismo e antisemitismo sono sordide vendette interne, senza motivazione, né giuridica, né sociale, né politica: solo invidia e rancore, vendetta di massa e non del “pazzo” Hitler. La guerra fu d’aggressione: con tutta la buona volontà, alla A.J.P.Taylor, contro la pace di Versailles ingiusta, la Germania fu sicuramente aggressore. Dire che gli inglesi, cattivi, volevano scorporare la Germania già nel 1942 (o non nel 1943? nel 1942 la Germania era trionfante)rende questi storici patetici. Terzo, la guerra è per natura crudele ma la crudeltà della Soluzione Finale è diversa: la guerra è tra due avversari in armi, la Soluzione Finale è uno sterminio di massa, di indifesi.
Si può capire il revanscismo di chi è stato cacciato dai luoghi da lui sempre abitati, Praga, la Slesia, la Prussia orientale, il Banato, etc., ma questi storici ne sono cattivissimi avvocati. È il sogno dell’identità tedesca che ha distrutto la Germania del Sonderweg, la “nazione speciale”. E con essa la Mitteleuropa, gli ebrei, i tedeschi e i tedescofili di Praga, Vienna, Zurigo, Varsavia, Londra, mezza Italia, mezza Francia, tre quarti dell’Urss europea.
AA.VV., a cura di Gian Enrico Rusconi, Germania un passato che non passa. I crimini nazisti e l’identità tedesca
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