A leggerlo per intero, è la prova generale della “Ricerca” – benché, pubblicato nel 1894, non figuri tra le letture di Proust. Se ne anticipano, nella mancata riscrittura, i punti deboli: minuziosità, ironia, passività dell’occhio “clinico”, che non danno slancio alla narrazione né corpo ai personaggi. In Proust, in capo alle seimila pagine, abbiamo l’idea di che cos’erano alcuni salotti, benché non di prestigio, di fine secolo, nel “Leuwen” niente. Ma si può fare il peso al contrario: i legittimsti di ogni bordo qui escono dal ridicolo, Lucien è un personaggio, per quel che vale il piccolo arrivista che si fa fare – anche se il modesto Maupassant farà meglio con un decimo delle parole - e il “juste milieu” è più vivace del mondo Verdurin.
Stendhal, Lucien Leuwen
domenica 6 maggio 2012
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