Si dice crisi di liquidità ma significa che non ci sono più soldi. Non come prima. Non abbastanza per far marciare l’economia. E questo è un fatto, ognuno lo sperimenta. C’è dunque la crisi dell’economia, che il governo sottovaluta, tutto impegnato a un’assurda “cura” di aggravi fiscali – una terapia assassina per un paziente già debilitato. Ma quanto è grave la crisi dell’Italia? Basta leggere alcuni dati semplici, che purtroppo non si comunicano.
L’ultima notizia, giovedì, è stata che nel 2011 il prodotto interno lordo (pil) per abitante in Italia, espresso in potere d’acquisto, era inferiore alla media euro, pigs quindi inclusi: 101 per cento rispetto al 108 per cento dei 17 dell’euro - contro un valore di riferimento fatto pari a 100 per l’insieme dei 27 della Ue, quindi solo lievemente meglio mettendo nel conto Romania, Bulgaria eccetera. In passato l’Italia era al di sopra della media Ue, ma dal 2008 le cose vanno male.
Nel 2008 l’economia registrò il record storico del pil, valutato a prezzi correnti dall’Istat in 1.568 miliardi di euro. L’anno successivo il pil scese a 1.520 miliardi. Nel 2010 risalì, ma sotto il valore del 2008, a 1.549 miliardi. Nel 2011 forse è tornato sopra il valore del 2008, a 1.580 miliardi - il dato è da “assestare”. Quest’anno il pil scenderà di nuovo verso i 1.500 miliardi.
In termini pro capite la riduzione del pil, e quindi del reddito disponibile, è ancora più consistente, essendo la popolazione aumentata, seppure di poco. L’Istat l’ha calcolato nel 2008 in 26 mila euro, in standard di potere d’acquisto, o in termini reali, mentre per il 2011 lo calcola in 24.500 euro.
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