“Mio padre fu ucciso in un ospedale in Bulgaria, qualche giorno prima della caduta del muro di Berlino. Poiché facevano sperimentazioni sugli anziani, né avremmo potuto interrarlo come avrebbe voluto – le tombe essendo riservate ai comunisti, per impedire assembramenti a carattere religioso – fu incinerato contro la sua volontà. Mi dissero che potevo acquistare un tomba in dollari, ma allora bisognava anche che io morissi prima, per farmi interrare con lui”. Così Julia Kristeva racconta sul “Magazine Littéraire” di maggio come le venne l’idea del giallo metafisico.
Sembra un mondo fuori del mondo, era mezza Europa ieri. Lo è anche oggi. Kristeva è sempre stata tradotta marginalmente, prima di approdare da Donzelli da un paio d’anni – ma sempre senza “bucare”. Non da Einaudi o Feltrinelli come avrebbe dovuto per la sua linea di studi. Nemmeno Il Mulino ha osato.
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