Una Francia tutta socialista, dalla presidenza alle due Camere, ai cantoni e alle città, e all’altro estremo una Grecia a governo europeista ma con un forte condizionamento anti-europeista. La situazione sembra accrescere la confusione, ma si muove nella direzione di lasciare Angela Merkel sola. È in questo quadro, già delineato nei giorni scorsi, che Mario Draghi, presidente sempre più solitario della Banca centrale europea, avrebbe armato il missile forse decisivo contro lo sbarramento tedesco nella crisi: un’azione concertata con la Federal Reserve per ridurre lo spread sui titoli europei che da troppo tempo favorisce il debito tedesco.
Draghi avrebbe deciso capitalizzando sul suo stesso isolamento a Francoforte. E sull’impazienza della presidenza americana. Sfidato pubblicamente da Weidmann (Bundesbank) con l’intervista non contestabile ai grandi giornali europei, risponde con un’alleanza, non contestabile benché inedita, con la banca centrale Usa. Obama ha già visto cadere nel vuoto troppi suoi appelli alla ripresa in Europa. E ora, in piena campagna per la rielezione, ne vede influenzati negativamente i sondaggi. Draghi e Bernanke, il presidente della Federal Reserve, la banca centrale Usa, non possono agire di concerto, ma di conserva sì.
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