George Soros l’aveva detto e così è stato. Aveva detto il finanziere che affossò la lira nel 1992, imponendoci una cura peggiore di quella ultima di Monti, che la crisi dell’euro si poteva risolvere a tre condizioni: “Se un euro depositato in una banca greca andasse perduto per il depositante, un euro depositato in una banca italiana varrebbe meno di quello in una banca tedesca o olandese, e si creerebbe un movimento di panico”. I titoli di debito pubblico dei paesi a rischio dovrebbero essere “protetti” (isolati) dal contagio. Il sistema bancario europeo dovrebbe essere ricapitalizzato e posto sotto supervisione europea e non nazionale”. La soluzione sta nella Germania, argomentava ancora Soros. E la Germania non è orientata a gestirla. Non col Meccanismo di Stabilità Europeo e non con interventi sul mercato.
Gli interventi che ora l’Ue ha deciso – avrebbe deciso – erano prospettati da Soros già dieci mesi fa, in un articolo sulla “New York Review of Books”. Le banche e il debito tornano ai fondamentali, invece che ai no tedeschi – con un branco di appeaser: non solo i soliti lettoni, gli olandesi, i finlandesi, gli austriaci, anche Sarkozy. Non solo la Grecia, anche la Spagna e l’Italia subiranno una grave crisi, aveva anche detto Soros, e così purtroppo è.
L’unica cosa che Soros non prospettava era la strategia degli Orazi contro i Curiazi adottata dalla Germania. Perché non la sapeva o ce l’ha tenuta nascosta? Anche Angela Merkel, essendo vissuta in Sassonia, forse non sa la storia latina – o la sa?
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