Ucraina e Polonia, i due paesi che ospitano il torneo calcistico, sono anche al centro della strategia di rientro in Europa di Putin. Che punta soprattutto all’asse con la Germania, ma questo ritiene di essersi già assicurato. A meno, appunto, che Ucraina e Polonia, secolarmente diffidenti, non si mettano di mezzo.
Nei piani enunciati da Putin nella campagna elettorale e dopo, Mosca lavora su due opzioni. Una vede l’Ucraina riagganciata direttamente all’area economica russa, nell’Unione doganale che Putin progetta con l’Eurasia. In subordine, l’Ucraina prosegue l’avvicinamento alla Ue ma senza ostilità, e anzi fungendo da collegamento tra l’Unione doganale cui Putin sta lavorando e la Ue. Su entrambe le opzioni ritiene di avere buoni argomenti con Kiev, primo fra tutti l’approvvigionamento energetico.
In entrambi i progetti la Polonia svolge un ruolo di cerniera. È la vera novità del progetto Putin. Per la quale ci sarebbero degli indizi consistenti, se non sono sovrastimati. Mosca non ha da tempo interesse ad antagonizzare Varsavia, e anche Varsavia da qualche tempo ha ridotto l’antirussismo. La spia è l’eliminazione del visto per i russi di Kaliningrad.
Visto da Mosca, il riposizionamento di Varsavia è conseguente al nuovo asse Mosca-Berlino. Di esso Varsavia è stata tradizionalmente vittima. Per scongiurare un’altra eventualità del genere, gli stessi politici conservatori al governo a Varsavia (il premier Donald Tusk è studioso di Piłsudski) intenderebbero accantonate l’ancora fresco antirussismo.
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