sabato 23 giugno 2012

I miti sono falsi, ma l’Aspromonte è animista

Una raccolta per i cultori di Corrado Alvaro (“Viaggio nei luoghi di Corrado Alvaro” è il sottotitolo). E di una scrittura anomala, nel taglio, nell’immaginazione – nel racconto: il piacere della lettura è assicurato.
Zappone, calabrese di Palmi, cittadina luminosa di mare, aveva il culto di Alvaro, calabrese del remoto San Luca, e ne scrisse variamente. Santino Salerno ha raccolto qui alcuni dei suoi testi alvariani. Mettendo in guardia il lettore dalle eccentricità del personaggio e dello scrittore. Tali da impedirgli d’inserirsi in altre realtà alle sue ambizioni più confacenti, per esempio a Roma, benché sostenuto da amici considerati e influenti, Répaci, Altomonte, Accrocca, dell’Arco. Rimarrà maestro elementare al paese, la condizione di cui Sciascia, suo ammiratore e affettuoso corrispondente dei primi anni 1950, riuscirà invece presto a liberarsi.
La stessa “ironia corrosiva” che è la cifra di Zappone, e l’“eccesso”, Salerno imputa alle “dolorose condizioni esistenziali” dello scrittore – sopravvisse trent’anni a una grave ferita di guerra. Ma si può meglio imputarli a un disadattamento, o indiretto ribellismo, esistenziale e sociale insieme, e perfino regionale. Per quell’etichetta “Calabria” sovrimpressa – non sempre ostilmente – e ormai indelebile, interiorizzata. Che non si accetta e non si sa rifiutare. Si veda qui il forsennato – poco filologico, e lui lo sa – popolamento di eroi e divinità che Zappone fa dell’Aspromonte, la “Montagna”. È segno di animismo perdurante, ed è confuso, manifestazione di un ritardo (confusione) culturale. Ma è vero anche al contrario: pur essendo filologicamente zero, anzi negativo, il popolamento riflette un perdurante animismo. Anche nei laici professi.
L’ultima sezione, “Fede, mito e costume”, raccoglie tre racconti-testimonianze di dettagliata etnografia, e acute ermeneutiche, un tesoro. Della fede come identificazione (immedesimazione in un altro) e liberazione.  E dello scongiuro: come occultamento, e remissività di fronte alla sorte sempre maligna.
Domenico Zappone, Il pane della Sibilla, Rubbettino, pp. 142 € 12

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