Il romanzo gay dev’essere snob – solo Isherwodd ne esce, con l’umorismo tragico? Di uomini e donne insieme: Spender scrive alla Misia Sert, alla Djuna Barnes, alla Natalie Barnes. Di amore senza amore. Di sesso ma sé pornografia, giusto un esercizio di seduzione, cioè di narcisismo.
Costante anche qui, come in White e nello stesso Pasolini, il tipo dell’amato creato dall’amante, e anzi suo giocattolo, anonimo anche quando ha un nome (spesso non ce l’ha neanche). In storie sempre di padrone\vittima, ma senza essere né sfruttatore né sfruttato, o altra psicologia complessa, giusto un semplice vaso, che sta lì e poi viene spostato. È l’amore gay naturalmente egoista, senza residui (compassione)?
Stephen Spender, Il Tempio
lunedì 4 giugno 2012
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