“La globalizzazione è irreversibile”.
“La globalizzazione limita la sovranità della politica nazionale”.
“Nell’insieme, la globalizzazione ha queste ripercussioni sulle politiche nazionali:
- L’intera costituzione economica, e cioè i sistemi di sicurezza sociale, i regolamenti del lavoro e delle merci, le politiche fiscali, il sistema legale, tutto ciò viene aperto alla concorrenza
- Le politiche monetarie e fiscali sono permanentemente monitorate dai mercati finanziari internazionali”.
C’è una crisi europea, da un anno è evidente, nella crisi globale, i cui presupposti sono così delineati da Hans Tietmeyer, ex presidente della Bundesbank, ora membro della Pontifica Accademia delle Scienze, con semplicità e chiarezza. Erano stati delineati già quindici anni fa, questa è una “Jean Monnet Lecture”, la 19ma: Tietmeyer la tenne all’Università Europea di Firenze il 28 novembre 1996. Anche la “speculazione internazionale” vi era spiegata, senza scandalo:
“I mercati finanziari assumono il ruolo di supervisori”.
“Essi non solo analizzano i dati correnti ma stimano costantemente in che misura un paese ha la possibilità e la volontà di fronteggiare i sui problemi a lungo termine. Sono le aspettative su questi aspetti che contano”.
“Essi possono punire anche i primi segni di una politica monetaria lassista e una politica di bilanci indisciplinata. Ritirano il capitale da quel paese e chiedono un premio elevato su tassi del mercato dei capitali”.
Non è megalomania tedesca
Erano noti anche i problemi della “quasi-unione” monetaria di Maastricht, un edificio incompleto e quindi sempre pericolante:
“In una unione monetaria i paesi membri devono affrontare e risolvere i problemi economici e le sfide in modo simile e con lo stesso passo. Problemi gravi sorgeranno se ogni paese darà una risposta fondamentalmente differente da quella dei suoi partner”. A questo si può arrivare solo con “una unione politica costituita formalmente”. Maastricht avvia l’unione monetaria con molti buchi.
La lezione di Tietmeyer paga ripetuti tributi a Carlo Azeglio Ciampi, al suo contributo alla nascita dell’euro. Ma si chiude con avvertimento che l’Italia lasciò invece cadere:
“L’unione monetaria richiede un ulteriore rigido patto di stabilità. Ma, come dice l’Istituto Monetario Europeo, questo “non può essere un sostituto per un convincente consolidamento fiscale prima dell’unione monetaria”. Del debito e delle politiche di bilancio.
“Questa non è «megalomania» tedesca. Al contrario: in una unione monetaria sono proprio i paesi più grandi che possono danneggiare la comunità col lassismo fiscale. Il patto di stabilità protegge i paesi piccoli dagli errori dei paesi grandi”.
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