Quest’anno è toccata a Perissinotto. Come l’anno scorso a Geronzi, cacciato per fare posto a Perissinotto. Due anni fa a Bernheim. E prima ancora a Gutty, a Desiata, a Fazio, a Fazio contro Bazoli, a Bazoli, eccetera. Al centro di questa catena della vendetta c’è Mediobanca. In un gioco perpetuo di intrighi che, finché era vivo Cuccia, il suo biografo Tamburini poteva definire “siciliano”, ma è invece a questo punto tipicamente ambrosiano: non c’è sostanza se non c’è fuffa. L’intralcio e lo sgambetto è l’unica arte di questa banca.
In Generali come nella Rcs-Corriere della sera, dopo aver distrutto Montedison, Eni, Olivetti, Ferruzzi e ogni altro gruppo. E ora contro la Fiat di Marchionne, dopo aver distrutto quella degli Agnelli con Romiti – tentativi finora respinti, ma Milano è tenace: Marchionne intanto è dovuto scappare in America.
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