La casa a Ronchi, sulla riviera Apuana, costa 600 euro di tariffa (tassa) rifiuti. Per due persone, in una casa abitata sì e no sessanta giorni l’anno, fa 10 euro a sacchetto – diciamo 7, conteggiando novanta giorni di occupazione.
Nei mesi estivi il Comune lascia per la raccolta dei rifiuti i due mini-cassonetti di sempre, mai lavati. I sacchetti crescono così attorno a montagne, e il tanfo. E non fa ritirare la spazzatura ogni giorno ma quando il fetore è insostenibile e le proteste accese.
Il Comune, toscano, ecologico e tutto, non fa la raccolta differenziata.
L’Agenzia delle Dogane ha rispolverato la licenza utif, per la vendita di alcolici. Le prime multe sono state per le profumerie – l’alcol è base per i profumi: poi si è scoperto che la tassa pagano i fabbricanti. Chi non vende alcolici, ma il Mon Chéri, invece, l’utif la deve pagare. Poi si dice che non si combatte l’evasione.
I negozi che proteggono le vetrine con una tenda pagano una tassa. La tassa sull’ombra. Un tenda di cinque metri paga mediamente 110 euro l’anno.
Stefano Cecchi lamenta sulla “Nazione” che per non aver pagato un euro di parcheggio a Prato deve pagare una multa di 54 euro. Non sa che i sindaci, dopo la malaugurata riforme plebiscitaria che li fa eletti in nome proprio, sono famelici: devono pagarsi le assunzioni e le notti bianche – l’effimero: chi non ricorda la condanna di Andreatta? quarant’anni di battaglie perdute).
Cecchi lamenta anche il giro dell’oca, con code molteplici per mezza giornata, per “ritirare”la raccomandata con la multa. Che il Comune poteva recapitargli direttamente ma lo fa attraverso molteplici uffici. E forse non sa che sui 54 euro che dovrà pagare 16 sono di spese di notifica.
Che un Comune estorca senza patemi 16 euro a un comune cittadino per mandargli una lettera dà la misura della corruzione della politica: nessun senso del valore delle cose, della misura.
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