martedì 3 luglio 2012

I cristiani arabi per la rivolta, benché islamica

Si riuniscono i cristiani a Parigi, le confessioni e i gruppi, per schierarsi a favore del cambiamento in Siria. Pur sapendo che nel nuovo regime non saranno protetti, e probabilmente anzi espulsi. Nella guerra civile in corso ormai da un anno i cristiani sono stati tra gli obiettivi degli insorti, fratelli mussulmani o salafiti indifferentemente. Benché siano inermi e non abbiamo preso posizione per Assad.
Nello scacchiere internazionale si chiude con la Siria un sommovimento, durato poco più di diciotto mesi, inteso con ogni evidenza a consegnare al confessionalismo islamico il mondo arabo, Nord Africa e Medio Oriente. In Siria dopo la Tunisia, l’Egitto, la Libia. Un sommovimento avviato con la guerra a Saddam. A un confessionalismo che alcuni vogliono moderato, nel senso che non è sovversivo, ma integralista sì. Per un islam sunnita ostile a ogni altra confessione, a cominciare da quelle islamiche. Le “primavere arabe” della democrazia si sono rivelate presto un falso scopo propagandistico, già abbandonato.
Per le comunità confessionali e nazionali minoritarie l’obbligo si impone di avallare le svolte, come se fossero un passo avanti democratico, pur sapendo che sono una regressione. Perché sono soli, e perché non hanno scelta. Le persecuzioni dei cristiani in Siria nelle città dove dominano gli insorti sono cosa notoria. E tuttavia taciuta: la corrispondenza oggi di Alberto Stabile per “Repubblica” è una di rare eccezioni. La lettura dell’insurrezione è per una Siria democratica, e questo tutti i giornali bizzarramente fanno valere, in Italia e in Europa, malgrado le tante evidenze contrarie.
Sradicare i cristiani dalla Siria, dove sono una minoranza consistente, o dall’Egitto, non sembra possibile. Né auspicabile per il regime islamico destinato a sostituire Assad. E tuttavia è previsione scontata. La dimensione non conta: l’emarginazione è già avvenuta in Libano quarant’anni fa, e dunque è possibile, i cristiani potranno rimanere a condizione di non contare. La vulgata araba - favorita dall’ebraismo in funzione anticristiana - vuole l’islam tollerante. Ma per l’esercizio dle culto, non per i diritti, e comunque non nella psicologia sociale.

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