Osip Mandel’štam, La conchiglia, Via del Vento, pp. 29 € 4
sabato 7 luglio 2012
Il poeta della materia
“Una poesia delle cose e della storia”: Stefania Sini, curatrice della raccolta, dice in breve il segreto di Mandel’štam, un altro gioiellino di questa collana “Acquamarina” che è forse la più significativa del primo Novecento europeo. Scrittore affascinante di viaggi e di Dante, Mandel’štam poeta soggiace all’acmeismo, nome insignificante di una poetica che è invece la più proficua del primo Novecento, prolungata da noi da Montale. Della materia, degli elementi. Quasi un’anticipazione della pittura materica. Stefania Sini dice Mandel’štam un architetto, che struttura e anima materiali inerti, e questo in parte è. Ma riflettendo nei versi ciò che ne fa la sua specificità nei saggi per i quali è più noto, la sua frequentazione della tradizione europea, un’eccezione in Russia, e di quella italiana in particolare, Dante, Petrarca, Ariosto.
I primi versi sono disperati, a diciassette anni, nel 1908, “Leggo solo libri per l’infanzia”. Di maniera, ma già d’effetto. Con un occhio già alla materia. E sempre di forte capacità evocativa. Per esempio della creazione poetica: “Quando, distrutto un abbozzo, / trattieni diligente a mente/ una frase senza glosse pesanti,,/ unica nel buio interiore / - e lei di sua propria forza,/ corrugata, si trattiene da sé -/ ecco, ha accolto la carta,/ come una cupola i cieli vuoti”. Dante incontra anche, nel suo proprio esilio a Voronež: “Mi sono smarrito nei cieli…”.
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