Avviene di leggere un libro recente, il “Papago” di Andrea Cappai, di cui tutti hanno scritto, e di scoprirvi che Mario Moretti, il capo delle Br, NON voleva sparare ai delfini, come invece tutti hanno scritto, con ovvio orrore. Perché non avevano letto il libro? Costa poco e si legge in un’ora, meno. Forse per non dire quello che Gidoni dice – lo psichiatra ex Br che racconta il fatto a Cappai: 1) che le Br erano parte di un circuito internazionale (progetto, preparazione, logistica), 2) di estrema professionalità: abbordaggio in alto mare, all’ora e alle coordinate fissate, trasbordo di tonnellate di armi in pochi minuti (“dieci”), solidità dello stivaggio (il carico non si muove col mare “in burrasca”, onde di sette metri), 3) con un’organizzazione palestinese, 4) filosovietica: i brigatisti salutano con “¡Hasta la victoria!”, i muti palestinesi rispondono “¡Siempre!”. Roba comunque da prima pagina: “Il più grande trasporto clandestino di armi mai avvenuto in Italia, al di fuori delle grandi guerre mondiali”.
Avviene invece di NON leggere, nel tormentone successivo, che la Procura di Palermo non ha fatto niente, in venti anni, per trovare gli assassini di Borsellino e degli agenti di scorta. E che, anche a credere all’atto di accusa per favoreggiamento con cui conclude le indagini, contro dodici uomini politici, generali dei carabinieri e dirigenti di Stato, lo stesso atto: 1) dà largo credito a Massimo Ciancimino, mafioso in attività e imbroglione riconosciuto, e 2) afferma di non sapere chi e come nei servizi segreti partecipò all’agguato.
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