Le recensioni si accumulano, ormai da cinque anni, a Simone Weil “antipolitica”, “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”, senza mai menzionare che il libello è contro i partiti comunisti, macchine del consenso.
Elena Aga Rossi scrive a Sergio Romano per lamentare la mancanza di una legge sulla trasparenza degli atti della Pubblica Amministrazione. Romano le risponde ricordando la rivoluzione e il fallimento di Gorbaciov con la glasnost, la trasparenza: “L’Italia non è l’Unione Sovietica, ma le burocrazie hanno tratti comuni”.
Una legge sulla trasparenza della P.A. c’è, è del 1990, la 241, seppure limitata agli atti di interesse personale del richiedente. Ma i lavoratori della P.A.,col sostegno dei sindacati, ne hanno limitato la vigenza agli intermediari di ogni atto: associazioni di categoria, sindacati, commercialisti, etc. Per uno scrupolo di efficienza: per non perdere tempo con i cittadini.
Giuseppe Tornatore lamenta sul “Corriere della sera” tre anni di odio e angherie per aver fatto il kolossal “Baarìa” con la Medusa, una società di Berlusconi: recensioni pregiudicate (“può essere Kubrick, lo faccio a pezzi”), mai un premio, solo uno per Morricone, lettere anonime, minacce, denunce, blocco della candidatura all’Oscar. Tutto corale all’unisono, senza una faglia.
Sul “Corriere della sera” Pierluigi Battista critica giustamente il patteggiamento che l’allenatore della Juventus Conte chiede per l’“omessa denuncia” d’un tentativo di corruzione. È come dichiararsi colpevole, argomenta Battista, “di fronte a una quasi certa ingiustizia annunciata”. Ma poteva dire di più.
Nel processo sportivo non ci si può difendere, come nei processi staliniani, solo mitigare la pena ammettendo la colpa. E chi è il Procuratore di questi “processi”? Uno messo lì dalla Lega, cioè da Galliani, cioè da Milano.
Nessun commento:
Posta un commento