A Massa, città di terra malgrado sia ora un centro di turismo estivo, la Unicoop Tirreno ha un supermercato. In un sottosuolo, per di più trascurato, anche nella gestione, con pochi clienti, in età. Ma i prodotti sono buoni, è il supermercato più vicino, non si fanno code, e poi si ha l’impressione di scuotere con la spesa il clima depressivo che si respira tra commesse e cassiere, anch’esse in età e forse in contratto di solidarietà. La prima volta.
La prima volta il personale risponde, oltre che con la caratteristica professionalità, con sollecitudine. La seconda volta meno. La terza sembra di dare fastidio. Le commesse al banco della gastronomia sono svogliate, si fermano a parlare tra di loro, o con conoscenze di passaggio, richiedono in continuazione che tipo e che quantità. La cassiera chiude la cassa, che riapre subito dopo, dopo che ci siamo spostati alla cassa accanto. Dove la cassiera fa passare avanti altre clienti. Che hanno una spesa minima, ma il pagamento effettuano con modalità laboriose, lente, lunghe. Senza chiedere scusa, come non hanno chiesto il favore di passare avanti.
Fare la spesa tre volte in una settimana è troppo? Farla ogni volta da centinaia di euro. Sarà l’effetto della crisi, che un buon cliente può venire odioso al commerciante. Uno può spendere tanto perché ha famiglia numerosa, o compra tutto al supermercato, ma non importa: una famiglia su tre, dice l’Istat, ha dovuto tagliare i consumi alimentari.
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