Seimila persone in piazza Santa Croce a Firenze per Benigni e Dante. Ma poco divertite e anzi perplesse. È Berlusconi che non tira più – il Dante di Benigni è Berlusconi. O è il comico?
Singolare celebrazione a Palermo del giudice Borsellino. L’amata moglie Agnese scrive sommessa a Napolitano e i figli sommessamente lavorano. Mentre il fratello e la sorella del giudice occupano le piazze, e i giornali.
Singolare ma non innocente: quello dei fratelli è un certo modo di fare politica. Democratico?
Il virtuoso governo lombardo ha nominato alla presidenza della Rai una che non ne capisce nulla ma vuole tutti i poteri. E alla direzione generale uno che non ne capisce nulla ma vuole un contratto milionario. E non fa nemmeno i gol – Ibrahimovic almeno li faceva, ogni tanto.
La Corte Costituzionale tedesca aggiorna di due mesi, a metà settembre, l'avallo all'Esm, il fondo di stabilizzazione monetaria europeo. Un errore non è.
Adonis, oppositore di Assad in esilio ma democratico, dice la verità sul rivolgimento in Siria - e per questo “Repubblica” lo confina in seconda pagina? “ La domanda è questa”, dice il grande poeta: “Che fine faranno i passi essenziali compiuti verso la modernità, il superamento degli arcaici linguaggi delle “minoranze”, delle “religioni”, dell’assoggettamento della donna alle leggi di una pretesa fede?”
“Pentiti, su Conte non tutto torna”: il Procuratore Palazzi fa sapere che deferirà, cioè squalificherà, l’allenatore della Juventus tramite Flavio Arzilli sul “Corriere della sera”, il giornale di Milan-Inter. Il quale si arrampica per due colonne sugli specchi, per piazzare la botta: “Ma chi è davvero Antonio Conte?” Già, e chi è Arzilli? E chi è davvero Palazzi, napoletano di Milano?
“I criteri che hanno condotto l’indagine della Procura sportiva sono costruiti sulla credibilità dei pentiti e sul riscontro anche indiretto che le ammissioni trovano nell’incrocio dei vari verbali”, scrive Arzilli criptico. Costruire dei criteri? Ma i “vari” verbali sono due, dei due peggiori figuri del calcio-scommesse, Carobbio e Gervasoni. I quali, compiacendo i Procuratori, la scapoleranno.
Non fa in tempo Ingroia a incriminare Dell’Utri che “Repubblica” schiera a condanna tre servizi, un’intervista di una pagina, Merlo, Serra, Augias, e le lettere al giornale. Mancano le capitali estere, ma è lo stesso una grande performance.
La banca del Vaticano è promossa in trasparenza dall’organo di controllo europeo Moneyval, ma solo il “Corriere della sera” lo dice – volendo chiudere il contenzioso che il suo padrone Rotelli ha con la segreteria di Stato? “Repubblica”, dopo tante pagine contro, ha poche righe, da cui non si capisce niente. Anche “La Stampa”. I giornali della catena Repubblica-L’Espresso non hanno niente. Quelli di Riffeser dicono invece che lo Ior è stato bocciato. Laicismo?
Anche Rotelli è accusato di truffa alle Asl con fatture gonfiate. Ma essendo il neo monopolista della sanità lombarda anche il padrone del “Corriere della sera” la solerte Procura della Repubblica ritiene che l’accusa non sia circostanziata. Senza indagare.
Ingroia, nel tempo libero dal complotto Stato-mafia, processa Dell’Utri. Sempre lui, non c’è un altro?
A testimoniare contro Dell’Utri Ingroia convoca Marina Berlusconi. Per una prima pagina assicurata. Ma non era meglio Barbara?
Non avendo ricevuto lettere, commenti, dichiarazioni del Procuratore Messineo, “Repubblica” martedì lo intervista. La sua top della giudiziaria, Liana Milella, chiede al Procuratore, a proposito del nuovo processo a Dell’Utri: “La Procura di Palermo non entra nell’agone politico?” Il Procuratore Capo risponde: “Escludo che ci sia una volontà da parte nostra di influenzare questa campagna elettorale”.
L’agone politico non è male.
Le due anime del Pd confuse con “i pronipoti di Turati e Sturzo”. Lo fa il “Corriere della sera” e pazienza, può rientrare nell’ipotesi neoguelfa cui il giornale lavora. Ma a opera di Paolo Franchi, che sa la differenza fra i riformisti e i popolari del 1924 e il (piccolo, angusto, d’affari) compromesso democratico di oggi. Anche Paolo infetto di sovietismo, dopo averlo combattuto una vita?
Che riformismo portano avanti questi “pronipoti”?
Tutti vogliono le donne al potere, anche con quote garantite. Poi, appena parlano, le zittiscono – tutti, anche le donne: Carla Bruni, Madame Twitter, Minetti, Rosy Bindi, Mara Carfagna.
Dove sono finite le ruberie e le altre malefatte della Lega? Potenza di Maroni.
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