Con “Le confessioni” Rousseau inaugura, come con ogni sua opera, un genere. Qui è il genere libertino, che rinverdisce e sostanzia, levandolo fuori dal pruriginoso e facendone modo d’essere. A tratti, dimenticando l’autore, sembra di essere nelle “Memorie” di Casanova. Meno prolisse (ma non di molto), e altrettanto disinibite.
Il fondo è diverso, essenzialmente per il penchant fantastico, della vita e della letteratura: il gusto della natura, il tormento dell’isolamento, la narrazione come terapia contro la depressione e l’abiezione. Ma l’esito è altrettanto volage, non solo per la licenza sessuale.
Jean-Jacques Rousseau, Le confessioni
giovedì 26 luglio 2012
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