domenica 5 agosto 2012

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (138)

Giuseppe Leuzzi

A Nazzareno P., un anno dopo
La luna ha l’alone
È tempo di scirocco
L’aurora è trasparente

Il maestro Muti, approfondendo la conoscenza dei giovanissimi musicisti calabresi che da alcuni anni coltiva, partendo dal nucleo iniziale dell’Orchestra di Fiati di Delianuova di cui ebbe ad ascoltare occasionalmente un dvd, si dice colpito dalla serietà professionale di “giovani di 22-23 anni, ma anche ragazzi di otto anni”. Che si distinguono “per la disciplina artistica e la partecipazione totale alla musica e la severità del loro approccio, specialmente significativa quando si hanno appena otto anni”.
Come si perde il carattere maturando? A scuola? Nella sottopolitica? Tramutandosi nella lamentela.

Elido Fazi scrive un ricordo di Gore Vidal sul “Messaggero”, pezzo forte un premo letterario internazionale a Crotone festeggiato nel “migliore ristorante della città”. Lo scrittore chiese uno scotch, dopo un quarto d’ora si vide recapitare dal cameriere uno scotch-type, un nastro adesivo, su un piattino. Aneddoto inventato, forse per dire che Vidal beveva. Ma perché addebitarlo al “miglior ristorante di Crotone” senza cadere nel ridicolo? Perché si può.
E perché Crotone s’intigna a dare premi internazionali?

Il disgraziere
Sudismi\sadismi.C’è nei giornali ormai da alcuni anni, anni di depressione, un giornalista specializzato in disgrazie. C’era un tempo quello del terrorismo, della mafia, della corruzione, ora della casta. Ma c’è sempre, costante, quello che segnala e rabbuffa le disgrazie del Sud. Tutte in qualche modo volute e meritate. Non solo nei giornali, questo è genere in cui eccelle anche “Striscia la notizia”, forse perché ha corrispondenti quasi tutti al Sud e nelle isole. Non c’è opera pubblica mal riuscita o abbandonata a metà, che non venga segnalata con spreco di spazio e adeguatamente rampognato. Tutti muoiono negli ospedali del Sud. Crollano i palazzi mal fabbricati al Sud. Le opere pubbliche costose sono abbandonate al Sud.
Ora, uno penserebbe che solo al Sud succedano certe cose, mentre invece succedono anche al Nord. Opere pubbliche che collassano all’inaugurazione, per esempio nel bresciano, nel bergamasco, a Firenze (edifici importanti e costosi, come il Comunale, e il palazzo di Giustizia). Oppure abbandonate a meta strada. Per non dire delle opere pubbliche interminabili, da decenni – la Salerno-Reggio perlomeno già s’intravede. Morti sospette negli ospedali. Acque a aria avvelenate. Ma non “fanno notizia”. Le notizie sono compensazioni?

L’odio-di-sé
È irresistibile nel “gattopardismo”, che tutto fa nascere e morire in Sicilia, tutto il peggio. Del romanzo fortunato di Lampedusa e dei tanti epigoni, tra i quali purtroppo primeggia Sciascia. Su altri argomenti incline alla riflessione, anche dolorosa, sul peggio del peggio in Sicilia Sciascia cavalca (quasi) allegro. E magari lui sapeva già, era un appassionato di ricerche storiche, che neanche la mafia è siciliana, ce l’hanno portata, innestata, indirizzata e usata i “piemontesi”. A cominciare dai “pugnalatori” – un giallista che manca l’essenziale? No, era il pregiudizio.
Il proprio sentimento del protagonista-narratore, Salina-Lampedusa, è ambivalente. Ha grande opinione della Sicilia ma spesso è sfottente. Nella stessa pagina può dire la Sicilia “questa America dell’antichità”, contesa da Fenici, Greci, Romani, e insieme che “l’aspetto vero della Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche e aranceti non sono che fronzoli trascurabili” è “un’aridità ondulante all’infinito, in groppe sopra groppe, sconfortate e irrazionali”. Ma le inclinazioni di Lampedusa, seppure contrastanti, contano poco: il fatto è che la Sicilia è il “Gattopardo”, inerte e opportunista.

È indotto, anche sotto le forme all’apparenza innocue e benevolenti della diversità del Sud, della sua specialità, quali la sicilitudine e la napoletanità. Che invece sono nei fatti delle patologie. Il discorso ormai classico al centro del “Gattopardo”, in cui il principe Salina, “il Principe”, teorizza al funzionario piemontese l’inguaribile diversità della Sicilia, è farcito di locuzioni avulse, di prestiti o anticipazioni (nel 1860): “classe dirigente”, “manifestazioni oniriche”, “enigmi del nirvana”, “formazione di miti”. Tanto più bizzarre in un uomo che, pur pensandosi fuori dal mondo, vive come uomo medio – e anzi giudica, molto piccolo borghese.

Don Pirrone, il gesuita del “Gattopardo”, facendosi l’elogio dell’aristocrazia, di cui è saprofita, rileva che ognuno è spregiatore di un altro, l’aristocratico del mondo, il professore del maestro, il religioso del laico, il gesuita del religioso. Il disprezzo come risarcimento e protezione, a difesa dalle esazioni che comunque il mondo (la società) impone – a difesa dal “pizzo” della società. “Non ci sono che gli zappatori”, conclude, “a essere disprezzati anche da loro stessi”. E il siciliano, il meridionale in genere?

Non c’è tanto aspro rifiuto di casa, di Milano e della Lombardia, come in Gadda. Gli dispiacciono pure il gorgonzola e le facciate delle case. Nonché i borghesi costretti nel tinello a contare i denari. Ma senza disprezzo. È un rifiuto in un rapporto critico – non inguinale, direbbe l’Ingegnere.

leuzzi@antiit.eu

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