C’è bisogno della Germania e quindi siamo tutti germanofili. Ma dopo la pacca sulla spalla di Angela Merkel conviene intendersi. Anche perché lo stesso papa Ratzinger è di questo parere, stando all’ottimo articolo di Gian Guido Vecchi sul “Corriere della sera” oggi: la Germania non è che non ha fatto nulla contro l’Europa, e specificamente contro la Grecia e l’Italia, ha fatto moltissimo. E ai piani alti della politica, non nell’opinione popolare che tende a sbracare.
L’accanimento antitaliano ha anche una storia lunga. Due consiglieri autorevoli si sono dimessi per significarlo, Weber e Stark. E lo hanno anche detto, contrariamente all’uso che vuole i banchieri centrali riservati. Il presidente della Bundesbank Weidmann non si è dimesso ma protesta “regolarmente”. Oggi fa sapere tramite la “Bild”, il giornale scandalistico, di essere pronto alle dimissioni, ma è la razione settimanale della sua guerra alla Bce, all’euro, a Draghi e all’Italia. Weidmann è gentile, riservato, timido, ma è sbagliato fare i tedeschi urlanti, con la bava alla bocca, sono normalmente molto ragionativi.
Il partito della Baviera, la Csu democristiana, protesta quasi ogni giorno contro l’Italia, per bocca del suo responsabile, Alexander Dobrindt. Un bavarese talmente raffinato che sembra finto. Il capo economista della Deutsche Bank, Thomas Mayer, ha pubblicamente ammonito contro ogni aiuto all'Italia,
http://www.antiit.com/2012/01/per-tre-anni-la-bce-ha-finanziato-la.html
Col presidente del Ces-Ifo di Monaco, l’istituto di studi sulla congiuntura, Hans Werner Sinn, che pubblica periodici studi sarcastici contro l’Italia, il debito, le banche, eccetera. Con l’effetto non irrilevante di mettere nel mirino le banche italiane, meglio capitalizzate e gestite delle banche tedesche, creando una cortina di fumo su queste ultime, che sono tutte un colabrodo, Deutsche Bank inclusa.
Non si saprebbe come sottovalutare l’attacco continuo della Bundesbank alla Bce. Senza precedenti nella storia monetaria. I cui effetti sono devastanti: questo attacco è la causa principale della crisi dell’euro. E al suo interno del debito di alcuni paesi, che tanti lutti ha provocato e provoca, tra inflazione e disoccupazione. Non c’è altra ragione – stando ai “mercati” (allo spread) e alle agenzie di rating il debito italiano sarebbe meno affidabile di quello libanese.
Non è la solvibilità di Spagna e Italia a tenere i due paesi sotto pressione: i mercati si regolano sulla Germania, sulla politica anti-euro della Germania, che considerano ancora non conclusa. Lo spread è sempre cresciuto con le riserve tedesche ai vertici europei, e tra i vertici. Non per le intemperanze degli italiani, o dei greci. I quali peraltro lavorano più dei tedeschi, per una paga minore, e vanno in pensione più tardi.
Il governo Merkel si schermisce ammiccando: “Senza di noi sarebbe peggio”. Ma non è un argomento. Primo, perché l’opinione in Germania non è così micragnosa quanto il mercantilismo merkeliano vorrebbe. Secondo, perché un governo sta lì per governare. Per decidere. Se Weidmann, per dire, è un folle o un carrierista (o uno stupido), non si vede perché debba stare a quel posto. Ma Merkel ha deciso di non dcidere, perché così le fa comodo.
Non è a dire quanto la Germania si è avvantaggiata sul resto dell’Europa in questi tre anni in cui non ha consentito di affrontare la crisi, finanziandosi a tassi negativi (il denaro in Germania è gratis). Una guerra dichiarata sarebbe stata meglio di questo europeismo ipocrita della destra merkeliana, consentendo almeno una difesa.
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