Vent’anni fa, giorno per giorno:
“Dunque Di Pietro è stato da giovane in Germania ma non si sa per che fare. Dicono che facesse l’operaio, ma dove, in che azienda, non si sa. E sì che ci sono cronisti che vivono di queste cose, e di viaggi in Germania a spese del giornale. Soprattutto tacciono i suoi agiografi. Che sono quasi tutti giornalisti loffi, di cui si sospetta che siano prezzolati – cosa normalmente vera.
“È un po’ affettato, anche, questo Giustiziere Teutonico: fa il figlio del popolo, ingenuo, un po’ fuori posto (un po’ analfabeta, un po’ ignorante, un po’ malvestito, un po’ provinciale, eccetera), e compagnone. Mentre è palese che ha un pelo sullo stomaco alto così, furbo e brusco (violento). Rozzo con giudizio, direbbe Manzoni: una maschera da pr, anzi da Madison Avenue, sofisticata. Rappresenta qualcuno? Trova carte dappertutto: qualcuno gliele prepara?
“Magari Di Pietro è stato in Germania per turismo. Ma non ha una biografia. L’uomo più, e più instantaneamente, biografato non ha un passato. Cioè ne ha uno costruito. Come si fa per le spie. È stato emigrante? Sì e no. Era – è – missino? Sì, e no. Anche del suo passato in Polizia non si sa nulla, a parte che “si faceva” le poliziotte. Di lui ora solo si sa che a Milano “se la fa” col console americano. Uno che si occupa di politica invece che di affari. Si e no? Ce lo fanno sapere per metterci in sospetto? Come fanno le spie”.
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