È il libro-intervista col Procuratore Capo di Milano all’epoca di Mani Pulite, un progetto editoriale poi ridimensionato e pubblicato su “MicroMega” a fine 2001. Di incredibile fiacchezza.
Borrelli vi dice, obliquamente come suole, varie verità. Che Di Pietro non è di sinistra, ma un “cristiano-democratico” di campagna. Che Di Pietro non voleva essere affiancato da magistrati del Pci. E che in Sicilia la mafia sembra scomparsa perché c’è la pax mafiosa - s’intende tra capimafia, ma forse Borrelli intendeva altro. Qualificandosi sempre opportunista, ma da solo, non incalzato dallo scrittore. A Di Pietro ricorda infatti d’aver affiancato due del Pci, vuole che si sappia. Ma Colombo lo fa un chierichetto, “intriso di cultura cattolica”, Francesco Greco uno specialista di fallimenti (di D’Ambrosio, poi senatore del Partito, non c’è traccia). Non richiesto, dice anche che la sua Procura non ha graziato il Pci: cita Greganti, Stefanini, Cervetti, Barbara Pollastrini – le indagini più fiacche. Fa una citazione impropria di Santi Romano, della pluralità degli ordinamenti giuridici, o della non esclusività delle leggi dello Stato, e la estende alla mafia. Tabucchi non obietta.
Tabucchi lamenta “l’arretratezza civile dell’Italia”, per la mancata Riforma e la mancata Rivoluzione borghese “come la Francia e l’Inghilterra”. Borrelli condivide. Il discorso di Craxi alla Camera sulla corruzione politica Tabucchi riduce a una chiamata di correo. Borrelli condivide. Sulla confusione dei ruoli tra pubblici ministeri e giudici, Borrelli concede: “Il pubblico ministero che va a trovare i colleghi in camera di consiglio prima dell’inizio dell’udienza, per esempio, era una brutta abitudine, perché, anche se andava a parlare della partita di calcio della sera prima, dava l’impressione che coltivasse contatti anche al di fuori del contraddittorio”. Tabucchi condivide: “Insomma non era elegante”. E Borrelli: “Certo, non era elegante”.
Sofri merita una segnalazione a parte. Tabucchi lamenta che, condannato senza colpa, resta detenuto, mentre condanne incontestate a vari ergastoli sono state scontate con pochi anni di carcere. Borrelli risponde che Sofri è condannato per omicidio. Tabucchi: “Se lei potesse, se ne avesse la facoltà, gliela darebbe la grazia a Sofri?”. Borrelli: “La mia risposta è sì”. Tabucchi: “Bene, la ringrazio”. Borrelli è all’origine della condanna di Sofri, senza colpa?
Antonio Tabucchi, a cura di, Sulla giustizia e dintorni. Intervista con Francesco Saverio borrelli, “MicroMega” 5\2012, pp.9-68 € 14
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