Perché la lotta all’affarismo si è fermata a Previti dieci anni fa appariva chiaro:
“Se Previti, lombrosianamente, è colpevole (brutto e calabrese), non meglio si presentano le accusatrici: Boccassini, che voleva incastrarlo con la moglie di Vespa, e le giudici. Ma la miseria della magistratura è il meno, nell’affaire Previti, anche se contribuisce non poco allo straripare della destra. Peggio, volendosi muovere a sinistra, è la miseria morale degli ex Pci, Violante, Arlacchi, Folena, Brutti, dei neo comunisti, come Furio Colombo, l’uomo che vendeva le mine Fiat-Valsella all’America, e dei cattolici (ex?) Castagnetti, Orlando, Bindi.
“C’era già tutto in Stavroghin-Stepanovic. L’uno insofferente al potere, soprattutto se derivato dalla corruzione. Il secondo invece adoratore del potere, al quale soltanto sa, o gli è possibile, avvicinarsi, nella degradazione. La sinistra si penserebbe stavroghiana. Invece abbiamo avuto dieci anni d’infognamento nel’abiezione, fra pentiti, ricattatori, troie, spie (donne), falliti, e biechi giurisperiti, fra compromessi, concessioni e accordi sottobanco, con le banche svizzere come con i mafiosi. E non è finita”.
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