La vita infine di Lucette Almanzor, sposa di Céline. Molto céliniana, con una madre diciassettenne, medium, commessa da Patou, sposata da ultimo a Nizza con un Pirazzoli, che vive per il sesso, gli abiti, il gioco, e deruba la figlia. Un esserino fragile quale s’immagina una ballerina classica, che in effetti si rompe subito il ginocchio. Ma d’acciaio, è attiva ancora ai novant’anni, e non rinuncia a una nuotata in acque gelide - in Danimarca Céline doveva spezzare il ghiaccio per farla entrare in acqua. Che lo scrittore monopolizzerà da morto - censora energica dei libelli antisemiti, insensibile alle proteste (da ultimo di Riccardo De Benedetti, “Céline e il caso delle «Bagatelle»”). In vita era più spesso scorbutico, villano, “pazzo”, e sempre a caccia di donne, di prostitute in mancanza di altro - bello e elegante solo nel ricordo dei primi incontri, dopo il successo del “Viaggio”.
Con le memorie occasionali va un ritratto non superficiale di Céline, il più verosimile, benché sintetico, per lampi, fra quanti ne sono stati tracciati. Con numerosi cameo, Camus, Nimier, Morand, Dubuffet, Lili Dubuffet, e un sorprendente Sartre che chiede favori a Céline.
Un saggio di Francesco Piga chiude il libro. In Céline individuando “un nicciano puro”, conclusione cui arriva da studioso dello stesso Nietzsche: “I ritagli dalle opere e dalle interviste di Céline appaiono come in forma di aforisma. Un ulteriore legame con un pensatore fraterno, l’inattuale Friedrich Nietzsche”. Di Céline si danno vari radicamenti: Rabelais naturalmente, Dostoevskij, Schopenhauer, l’espressionismo, l’impressionismo, perfino il buon soldato Šwejk. Nietzsche è più congruo. Ma nello spirito dell’epoca, gli anni 1930, tragici già nell’attualità, non solo ex post. Céline non viene da nessuna scuola, è un autodidatta anche allo stato civile, può solo essere compagno di strada, involontario.
Lucette l’ha capito e a suo modo lo dice. Céline è l’uomo rivoltato di Camus – che non l’ha riconosciuto ma probabilmente l’aveva in mente. Lo scrittore che con più insistenza e meglio ha raccontato il suo mezzo secolo nei connotati storici, la deiezione e l’abiezione. Di prima mano. Gli è mancato l’opportunismo, l’ha fallito con i libelli - ma forse era destino, della passione anticonformista. Con lo sguardo implacabile dell’ironista irriducibile, quello che conosce le debolezze del linguaggio. La realtà vivendo scomoda - quale certamente è, ma a un occhio scomodo (critico, sperimentato, esercitato).
Lucette Destouches, Véronique Robert, Céline segreto, Lantana, pp. 140 € 14,50
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