“Faremo di Taranto una smart city”. Alessandro Laterza, l’editore, vice-presidente di Confindustria, delegato per il Mezzogiorno, mezzo tarantino, ha un progetto per “dopo l’acciaio”: fare “leva su tutte le risorse che Taranto è in grado di dispiegare, dalle sue intelligenze agli innumerevoli presidi culturali – il Museo archeologico è uno dei più ricchi e apprezzati del mondo -, dal porto all’università”. Una università a Taranto, dunque, invece della più grande acciaieria d’Europa, e il Museo. La memoria corre ba Bagnoli, che doveva diventare, da acciaieria, un fulcro tecnologico-ecologico-museale che avrebbe fatto dei Campi Flegrei un paradiso terrestre.
Era un quarto di secolo fa, e Bagnoli è un cumulo di macerie. Mentre i Campi Flegrei, che erano un paradiso, sono diventati un’appendice della Napoli degradata e violenta. Ma non per caso. L’apprezzato economista Mariano D’Antonio si era ribellato subito a questo “progetto” (al punto da trasferirsi a Roma per “non vedere lo scempio”): “La deindustrializzazione è una peste. La pizza non sostituisce un bacino industriale da quaranta-cinquantamila occupati. Fare il cameriere non è un progetto di sviluppo”.
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