Dunque, i giudici Ingroia e Di Matteo hanno lasciato Palermo e la loro diuturna guerra alla mafia, nella quale ancora non sono riusciti a catturare nessuno, e vanno per i cinquant'anni, per un tour al Nord alle feste politiche.
Non sono andati da Casini a Chianciano ma a quella del Pd e del “Fatto Quotidiano” sì. Nella prima il giudice Ingroia ha “confermato” la “rivelazione” del “Fatto Quotidiano”, che Berlusconi, da lui interrogato penalmente qualche giorno prima, lo ha incitato a entrare in politica. Ha confermato cioè che è lui che da Palermo parla col giornale, ma pazienza: la festa era del Pd e comunque di Berlusconi si può ridere. L’Anm, il sindacato dei giudici, e per esso il segretario, il democratico Rocco Sabelli, della democratica Procura di Roma, hanno glissato. Poi Ingroia è andato alla festa del “Fatto”, che è stata una sagra anti-Napolitano. Sabelli allora ha emesso un comunicato: “Ingroia fa politica”. Perché, prima cosa faceva (il soggetto è Ingroia o Sabelli, a scelta, o tutt’e due)?
Il fatto è severamente giudicato dal “Corriere della sera”, il giornale dei benpensanti. Che in un commento di Bianconi scagiona Ingroia e irride Sabelli. Il “Corriere della sera”, allora, e i giudici palermitani in favore dello scandalismo? Sì. E i benpensanti? Si suppone pure.
martedì 11 settembre 2012
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