“Una svolta ogni quattro pagine”, consiglia Ken Follett al giallista. Massobrio, architetto e storico, sceglie invece il passo lungo. E riesce a tenerlo. Ad Alessandria – Alessandria del Piemonte.
È l’Italia dei Comuni. Riportata in auge, si suole dire, dal sicilianismo di Camilleri, anzi dal localismo “vigatese” (ma non è vero, Vigata e il mondo di Camillè eri sono immaginari, la fondazione del genere risale a Bevilacqua, “Gialloparma”, quindici anni fa), e metabolizzato estesamente in locazioni speciali perché minute. Piccole città e anche paesi invece delle metropoli che a lungo si sono ritenute il luogo del giallo e del nero. Di campagna magari o montagna invece del mare, le nebbie e le gelate della Bassa invece del sole, il fango invece delle nuotate. Posti piccoli, ma antri di molteplici turpitudini, fra le quali l’assassinio non è la peggiore. Con deus ex machina occasionali: pensionati, giocatori di scopa, insegnanti – lo “sguardo dal basso”. È una delle tecniche delle scuole di scrittura, di produzione di fiction, esumare i vecchi “caratteristi” che ancora si vedono nei film di Fellini. E della figura dell’agente letterario, che sta felicemente entrando nel mercato.
Altre limature sarebbero state necessarie. Nella scena centrale, una seduzione a cena, i padroni di casa lavano i piatti in cucina mentre preparano la moka per gli ospiti. Ma Massobrio funziona – l’importante è farsi leggere. Sfida pure l’errore fatale, evidenziando la traccia, graficamente, alla prima pagina. Un anti-Follett dunque: la provincia italiana non teme confronti.
Giulio Massobrio, Occhi chiusi, Newton Compton, pp. 285 € 9
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