astolfo
Cuccia – Se n’è presto dissolto il mito, e anche il personaggio è passato nel dimenticatoio. Sebbene avesse molta personalità.
È imbarazzante dover scegliere tra Prodi e Berlusconi”, confidava da ultimo a Sandro Gerbi, il figlio di Antonello, che Cuccia aveva “salvato” in Perù e poi rimesso in attività – aveva simpatia umana, aveva cioè personalità, e per questo durò, praticamente tutta la vita. Ma come banchiere, il “banchiere dei banchieri”, “il silenzioso burattinaio del capitalismo italiano”, “lo spietato sacerdote del grande capitale”, non ha creato nulla, e ha distrutto molto. Sotto la pretesa di salvare il salvabile.
Fiat – La storia della Fiat si fa in tre mosse. Valletta, che per un ventennio si trovò a gestirla per una serie di circostanze da solo, ne ha fatto un leader mondiale, la quarta azienda automobilistica, la prima dopo le tre americane. Prima, col senatore nonno, era una delle tante case automobilistiche italiane. Dopo, con l’Avvocato e Romiti (e Cuccia), tutti impegnati a “fare il bilancio” (pagare un dividendo alla Famiglia), si è ridotta a un colabrodo, come casa automobilistica, con modelli trascurati, vecchi, se si eccettua la Panda, e poi la Uno-Punto dell’ostracizzato Ghidella. Rischiando la fine con Umberto Agnelli e le banche. Nei pochi anni di Marchionne mostra segni di vita, ma senza smettere l’aria di carrozzone: decisioni sempre “politiche” e una desolante incapacità di curare il mercato – studiarlo, favorirlo, vendere.
Imperialismo - Sono migliori i governanti dei governati, quasi sempre. È il paradosso del potere, che però non è un paradosso. Gli antichi romani l’impero governavano per identificazione, come già i greci, benché litigiosi, le loro colonie, per cui tutti volevano essere greci, pure i persiani. Gli inglesi hanno imposto al mondo la rasatura ogni mattina per vendere il gillette. Ma il rasoio è buonissimo. Anche l’amministrazione era buona. Sarà per questo che l’India ha mantenuto l’Inghilterra per un paio di secoli: l’ha nutrita e arricchita. Senza cannoni né fruste. Molto civilmente, l’India comprava dall’Inghilterra tutte le merci che non avevano più mercato in Europa, alimentava il Gold Standard, e consentiva con le sue rupie agli inglesi di comprarsi le bistecche e le cose buone del mondo. O si può dire al contrario: gli inglesi, dovendosi radere ogni mattina, fecero un ottimo rasoio.
Ma l’India non ha cattiva memoria dell’Inghilterra. Che ne beveva a sua volta il tè. Ma, direbbe il professor P.T.Bauer, dopo avercelo introdotto, dopo avere insegnato agli indiani a coltivarlo. Gli ebrei, che si lamentano di Roma, dove sarebbero senza? Nel Medio Oriente seminomadi. Certo, uno può cascare sui cappuccini ignoranti invece che sui gesuiti.
Sarebbe stata un’altra Italia se, come l’India, avesse avuto gli inglesi invece dei borboni e gli asburgo. In quel momento decisivo per la formazione delle nazioni che fu l’Ottocento una scuola di libertà e buon’amministrazione invece che di polizia, censura, caserme. E di carbonerie e bombe. Anche le italiane sarebbero migliorate, invece di aspettare squittendo gli ufficialetti impomatati in divisa. Si dice il Risorgimento incompiuto, ed è vero, non ha portato l’Inghilterra in Italia, malgrado gli anglofili Cavour e Garibaldi. L’Italia era per quattro quinti austriaca, Lombardo-Veneto depresso che ora è invece ricco, il Regno, i ducati, la Toscana.
Gli inglesi in India, dice Marx, fecero la prima rivoluzione sociale dell’Asia. L’Africa la rivoluzionarono i missionari, ignoranti la gran parte e col mal di fegato, nonché il re del Belgio, che impose la pace - per avere braccia da lavoro, certo. L’imperialismo ha bloccato le razzie e i conflitti endemici, insegnato le lingue e l’amministrazione, preparato i risorgimenti. L’etnia sbriciola, l’imperialismo unifica. Ha fatto guerra all’Africa e all’Asia per profondervi edifici durevoli, piazze, porti e viali. Anche con durezza. Feroce fu l’Italia, la grande proletaria, che in Etiopia, Libia, Somalia non fece poi che quello, solide murature. Mentre la decolonizzazione sarà la trovata degli africani per tornare all’antico: possono ora razziarsi e annientarsi dandone la colpa all’Europa. Non è bene gravare i poveri di utopie, ma in Africa pure il mahatma Gandhi fu razzista.
O bisognerà forse, con i santi stolti di Bisanzio, “diventare stolti per essere saggi”. La decolonizzazione forse è liberatoria, di sicuro non è indolore. Si capisce che l’America voglia imporre la democrazia ai popoli del mondo, la stragrande maggioranza, che ne sono privi.
Manomorta – Padre Pirrrone, il gesuita, del “Gattopardo”, così spiega “le future inevitabili confische dei beni ecclesiastici” ai suoi compaesani addormentati: “Il sindaco comprerà tutto, pagherà le prime rate, e chi s’è visto s’è visto”. Avidità senza limiti: la nuova borghesia si appropriò della manomorta ecclesiastica senza pagare niente allo Stato, né dei beni ecclesiastici incamerati, né di quelli ex feudali, e neppure del demanio destinato a usi civici, di pascolo e coltivazione.
Alla sua insegna si potrebbe riscrivere tutta la storia vera, del laicismo e dell’unità d’Italia. Nel “Gattopardo” il patrimonio ecclesiastico è “il patrimonio dei poveri”. Anche nelle “Lettere” di Pasquale Villari del 1862, a ridosso dell’unificazione e dell’applicazione delle leggi eversive. Se ne appropria la borghesia, sotto il pretesto dell’anticlericalismo,
I rivoltosi di Bronte che Nino Bixio fece fucilare non erano contadini affamati ma professori, avvocati, medici e medi proprietari che volevano le terre della duchessa in base alle leggi eversive. “Squadre popolari” agivano, ma le finanziavano i possidenti agiati. Due anni dopo, a fine 1862, la Commissione parlamentare sul brigantaggio indicherà la causa della sovversione nei “ritardi nella ripartizione delle terre pubbliche”. Cioè della duchessa, delle parrocchie e dei conventi, e degli usi civici. Un’avidità senza limiti.
Maschilismo – È in difetto? Nel senso che manca, non delle sue debolezze. Non tanto per i doveri familiari, il maschio riscopre i piaceri della paternità. E anche nei doveri domestici trova qualche remunerazione: il piacere di cucinare, anche di fare la spesa. No, manca nei diritti. I separati-divorziati che finiscono a dormire nell’automobile sono solo maschi. A causa dell’infausto (infame?) lodo Jotti che dà la casa alla moglie. Identificata, come genere, nella “parte debole”. Anche quando è ricca di suo, anche quando è fedigrafa, non ama i figli, e non abita la casa. I figli vanno con la madre anche maggiorenni. Con poteri di visita e frequentazione sempre iugulatori. Anche quando la madre non li vuole. Su decisione di giudici quasi sempre donne.
La violenza di genere, maschi contro femmine, è tutta maschile, senza attenuanti: contro le donne, mogli, ex mogli, fidanzate, amanti, spasimate, donne incontrate per strada. È parte della concezione maschilista del mondo, per cui la donna sta lì all’uzzo dell’uomo. Ma la sua reviviscenza da qualche anno è anche ascrivibile alla jugulazione di cui l’uomo si sente vittima. In fatto di alimenti, abitazione, convivenze, abitudini sociali e sessuali. Nei paesi latini e in quelli nordici ugualmente.
Mediobanca – Una serie di fallimenti: troppo poco, troppo tardi, per salvare e non per creare. Una banca d’investimenti, la sola banca d’investimenti italiana per mezzo secolo, perimetro difeso con durezza da Cuccia, che si faceva vanto di salvataggi. Tutti destinati inevitabilmente al fallimento: Olivetti 1 (meglio le macchine da ufficio che il personal computer), Montedison (la chimica italiana), l’infinita disonorevole storia di Gemina, la Rizzoli-Corriere della sera dove tutti rubavano, e hanno continuato, le banche d’interesse nazionale, liquidate per niente, Generali dalle ali tarpate, Olivetti 2 (il fallimento), Telecom. Contro Mattei e l’Eni.
La Cariplo dell’uomo di sacrestia Giordano Dell’Amore ha creato in metà tempo 350 mila aziende nella sola Lombardia.
Mercato - il “mercato” è soprattutto un “discorso”, i fondamentali sono di contorno. Anche Adam Smith ne era convinto, seppure non lo dica, anzi abbia scritto sulla “mano invisibile”. Ma ci ha scritto su tanto prolissamente.
astolfo@antiit.eu
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