Fondamentalismo – Tacito lo attribuiva ai cristiani, negli “Annali”,15, 44, 5, come “odium humani generis”. Ai cristiani che a all’epoca erano una piccola minoranza e non contavano niente. Se non come torce umane per Nerone.
Il
suicidio, che è diventato il suo trademark nel fondamentalismo islamico, contempla non in modo estemporaneo, o a uso
tattico, poiché è il dominio della morte. Facendosi l’esame dopo la sconfitta
(“Ex captivitate salus”, pp. 91-94), Carl Schmitt scopre l’autoannientamento
insito nell’annientare il nemico, nel volere il nemico annientato.
Imperialismo – Da vent’anni,
dalla guerra del Golfo, gli americani – i pro e i contro – si sono acconciati-accordati
nella guerra umanitaria. Dopo quella infausta di liberazione, al Vietnam.
Intercettazioni - Sono la vecchia lettera anonima. Sono pubbliche,
supportate dalla registrazioni (non sempre, la maggior parte anzi sono
trascrizioni, passi scelti e interpretati, di cui è impossibile ricostruire il
contesto e verificare la rispondenza con l’originale, producendosi migliaia di
ore di ascolto). Ma sono selettive e mirate (anticipazioni, indiscrezioni,
linee interpretative, pool) come
lettere anonime. O allora sono piani segreti di entità segrete. Di autore molto
autorevoli anche se di poco nome. E, sceneggiati convenientemente, secondo un
disegno “classico”, con ruoli fissati, senza possibilità d’improvvisazione. I
cronisti giudiziari, che grazie alle intercettazioni sono giunti a
monopolizzare i giornali, chi l’avrebbe detto, erano poco sopra il redattore
alle lettere, non sono felici.
Islam - L’entrata della Turchia
nell’Unione Europea potrebbe essere vista come una riconquista, pacifica, di Costantinopoli.
Di un paese a insorgenza khomeinista, oscurantista, che cerca il suo alleato
latino contro il suo proprio mondo islamico, e questa volta non è Genova in odio
a Venezia, o viceversa, né Francesco I di Francia in odio al papa, o viceversa,
ma la Grande Madre europea che fagocita tutto indistintamente. E invece prevale
la solita miopia tedesca, in forma di prudenza, misoneismo, e saggezza. Dei
tedeschi che, intendendosi minacciati da tutti e da tutto, ora, dopo gli slavi,
polacchi compresi, temono i turchi. E magari finirà per ammettere la Turchia in
qualche forma, ma alla maniera tedesca, irresoluta e antipatizzante: la forza
lavoro serve, il mercato pure, e le spiagge, con le seconde case a portata
dell’operaio di Wolfsburg e del netturbino, ma con la solita solfa: questi
turchi non sono affidabili, spendono troppo, hanno l’inflazione, insomma ci
siamo intesi, la cosa è ben nota in Italia. E per di più non sono cristiani –
non che la Germania voglia esserlo, anzi ha voluto l’Europa laica e scristiana,
ma i turchi sono islamici, e tengono le mogli velate.
L’odio al saraceno avrebbe portato in Calabria alla
distruzione delle palme. Il fatto non è certo – lo racconta Charles Didier,
ventiseienne ginevrino in viaggio a piedi in Calabria nel 1830, e sa
dell’iperbole scherzosa di cui si compiace lo spirito narrativo dei luoghi: le palme
ci sono ancora in gran numero in Calabria, malgrado il punteruolo rosso. Ma è
verosimile: l’odio è stato grande perché la paura è stata grande.
È d’uso ripetere la storia dei tre anelli del
“Decameron” di Boccaccio, delle tre religioni monoteiste allacciate. Che invece
non hanno nulla in comune, né la teologia, né la morale. Il Cristo è semmai un
Budda biblico. E poi c’è la chiesa, con i dogmi. Per il male e per il bene.
Quanto all’ebraismo, non è da ora che l’islam ne respinge il patrocinio.
Il malocchio è terrore costante nell’islam, nel Nord Africa, gli
scongiuri moneta corrente.
Opinione
pubblica
– Guido Piovene ha costante, nelle seicento pagine di “La coda di paglia”, una
raccolta di sue rubriche sui giornali nel quinquennio 1958-1962, il cruccio del giornalista che non riesce più a leggere il
giornale. Ovunque trovando scandalismo, supponenza, superficialità. In una col
conformismo politico. In un colloquio immaginario con il Direttore archetipico
(ma è ricalcato su “Missiroli, “mitico” direttore del “Corriere della sera”)
gli fa dire che è riuscito, al culmine della sua sapienza, a non leggersi
nemmeno mentre scrive i suoi articoli.
Non una novità. L’aveva già detto il
senator Pococurante di Voltaire: “Ovunque nella nostra Italia si scrive quel
che non si pensa”. Nell’ovvia ammirazone di Candido.
Scrivendo
a Hannah Arendt nei primi anni 1960, Karl Jaspers, che nel libro sulla Germania
Federale dà un giudizio molto positivo dello “Spiegel”, la sola opposizione a
Adenauer e Strauss, parla di “corruzione” del settimanale: “Sicuramente non è al servizio di interessi, nel
senso che si farebbe pagare i suoi servizi… Per «corruzione» intendo: non ha
convinzioni, non una concezione politica, non una linea direttrice e non un
obiettivo. È nato dai bisogni aggressivi, dai bisogni di denuncia e di
sensazionalismo della massa, nel quale i ministri sono essi stessi impastoiati.
Uno spirito nichilista, ma dietro la maschera di pretesi principi «morali». Sempre
«rivela», non importa che cosa, di rilievo politico o altro. Ha sviluppato uno
stile negativo e arrogante che si trasmette anche ai lettori. Nessuna traccia
di decenza, niente nobiltà, niente contenuti. Ma non direi che l’essenziale è
per il giornale di guadagnare soldi. Si vede anche quanto, in numerosi casi,
lavorano con serietà, cioè che fanno sforzi straordinariamente organizzati per
raccogliere informazioni, anche per cose di poco conto. È una forma di voglia
di vivere che consiste a mettere in cascina una reputazione accusando in tutte
le direzioni, ridicolizzando, mettendo in dubbio, a non essere negativi ma
senza metterci sentimento”.
Un
testo che sembra calcato sulla stampa di oggi. Senza Strauss e i carcerieri.
Anzi con gli “Spiegel” forti di giudici e carcerieri. Questo tipo di stampa è
necessario, conclude il filosofo, “ma non si è obbligati a farla propria”.
Unione Sovietica - La sua storia si potrebbe fare in tre righe.
Stalin prese e mantenne il potere con la polizia, liquidando periodicamente i
generali. Krusciov con l’esercito. Con Breznev torna al potere la polizia,
anche nella forma ridotta dell’Urss che è la Russia.
Widerstand – 4 – La resistenza
fu soprattutto vasta in Germania tra gli intellettuali. Giovani, economisti, religiosi,
artisti, e scrittori. Ebrei e non. Di fama, di grande seguito intellettuale. La
più vasta, qualificata, determinata. Fin
dall’inizio e contro ogni blandizie. Specie al confronto con l’Italia per
tutti i venti anni del fascismo. E con la Parigi negli anni dell’occupazione, che
d’intellettuali pullulava. Il “Lungo viaggio” di Zangrandi e “La coda di
paglia” di Piovene documentano un generale accomodamento.
astolfo@antiit.eu
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