venerdì 28 settembre 2012

La matematica di Guénon è realista

Non problemi di calcolo, “privi di interesse”. Ma quelli dell’infinito. Come base più solida, cioè vera, della scienza. Come di ogni altro sapere. Il significato della serie di numeri, dell’unità, dello zero. Delle continuità e discontinuità – qualità e quantità, infinito e indefinito, la parte e il tutto.  Con la riaffermazione, contro le difficoltà di Leibniz e dei matematici che vollero confrontarsi con l’infinito, del superiore rigore intellettuale della metafisica rispetto all’indagine empirica o razionalista. In termini attuali un realista (che rebus i numeri, per il linguaggio e non solo) – il principe dell’esoterismo!
Paolo Zellini, che l’infinito ha filosofato, ne discute retroattivamente con Guénon. Di cui qui si capisce, fuori dal sacro e dall’esoterico, che abbia segnato una generazione in Francia e praticamente gli anni Trenta: Gide, Queneau, Paulhan, Artaud, Drieu La Rochelle, Simone Weil, nonché, contestandolo, il surrealismo. Contro la “falsa spiritualità” della contemporaneità, il suo duplice errore: l’abbandono (oblio) della dimensione spirituale della realtà in favore di quella meccanica (si dice fisica ma s’intende meccanica), e peggio la confusione della dimensione spirituale con lo psichismo, con l’inconscio della pratica psicanalitica.
René Guénon, I princìpi del calcolo infinitesimale, Adelphi, pp. 223 € 14

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