Draghi, Monti, e anche Napolitano: è stata una “vittoria “ italiana, quella sul campo dello spread. Di fatto e di diritto. Magari non memorabile, ma questo misura la colpa chi si oppone a una soluzione per l’euro, la Bundesbank e non solo. Per i danni gravi e innecessari che questa opposizione ha imposto all’Italia – gravissimi: più debito, più tasse, recessione, disoccupazione di massa. Per l’abbattimento, che la Germania ha tentato anche se non lo sa, dell’euro quale moneta unitaria federale. Una novità totale, questa, nella storia, all’apparenza poco felice (è un ossimoro), ma c’è e funziona. Anche se federalizza debolezze.
A fronte dell’aggressività tedesca sta infatti la faciloneria italiana. Costante. La Germania è inadempiente a volte, l’Italia sempre. Su tutti i fronti: la mancata riduzione del debito, il mancato recupero della produttività, l’evasione fiscale “legale”, la corruzione (spreco) senza freni, nella sanità e negli appalti pubblici. E la mancata riforma della politica: nei venti anni di regime elettorale maggioritario ci sono stati tredici governi, con sette diversi presidenti del consiglio (più alcuni “presentiti”). Il solito governo minino – detto anche governicchio, o governo attraverso la crisi.
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