Ha messo tutti nell’imbarazzo la Prima sezione penale della Corte d’Assise di Milano della dottoressa Malacarne, condannando Sallusti a 14 mesi di prigione ferma, senza attenuanti e senza condizionale. Con motivazioni anzi aggravanti. Con procedimento fulmineo. In spregio della sentenza del Tribunale. Per un corsivo di poche righe, che non diffama nessuno (la diffamazione è personale). Con una pena superiore a quella massima del codice, dodici mesi.
La giustizia politica fa boomerang – cioè ce ne accorgiamo?
Che fine hanno fatto le scommesse di Buffon e il fidanzato segreto di Rosi Mauro?
E la moglie di Grilli? Non dovevamo mandarli in prigione, tutti questi?
Gli stessi che buttavano le monetine a Craxi si sono divertiti coi soldi della regione Lazio, vestiti da porci. Non è una parabola, è un rapporto di causa-effetto: Mani Pulite ha aperto le cateratte della corruzione.
Quelli delle monetine erano, col plauso di Leoluca Orlando, grande accusatore del giudice Falcone, uomini, e donne, di Fini. Che oggi è il vestale della Repubblica. È la Repubblica dunque dei vestali. Alcuni con la maschera da porco.
Quelli delle monetine erano, col plauso di Leoluca Orlando, grande accusatore del giudice Falcone, uomini, e donne, di Fini. Che oggi è il vestale della Repubblica. È la Repubblica dunque dei vestali. Alcuni con la maschera da porco.
Dunque, Enrico Sassoon è a capo di un complotto demo-pluto-giudaico-americano per far vincere Beppe Grillo. Roba da non credere per chi conosce Enrico. Ma anche per chi non lo conosce: il complotto è il successo straordinario che il blog di Grillo ha avuto, azionato da un mago di cui Sassoon è (piccolo) socio. L’accusa però e partita da “Micromega” due anni fa, la coscienza della nazione, e ha attraversato due anni di Grande Informazione, tutta correttamente democratica. Non c’è più religione?
“Fondi pubblici per scopi privati, è la fine”: “Il Sole 24 Ore” schiera Paolo Cirino Pomicino domenica come fustigatore del malcostume. È la fine.
“Montezemolo e Marcegaglia piacciono a sinistra”, decide domenica Mannheimer. Magari è pure vero.
“Se non cambia la politica, la magistratura non potrà arrivare alla verità nelle aule giudiziarie”, afferma il giudice Ingroia alla festa di Di Pietro a Vasto. Sembra un nonsenso, e lo è. Ma perché la giustizia, per il giudice Ingroia, è politica.
Il giudice figura bene come Churchill in un fotomontaggio storico sul giornale online Rosebud:
Solo che il premier inglese era solito bere.
“Vale anche per Ingroia, ovviamente, il limite di non parlare dei propri processi. Ed è un limite che Ingroia ha sempre rispettato”, scrive il giudice Caselli al “Corriere della sera”. Come sarebbe a dire? I giudici vanno rispettati, ma Caselli dovrebbe anche leggere i giornali.
Il “Corriere della sera” apre la pagina della Consulta che accetta il ricorso di Napolitano contro la Procura di Palermo con una lettera-commento di Caselli in difesa dell’inchiesta in discussione. Tanto peggio tanto meglio? Togliatti non è morto.
Tutti raccolgono firme, contro Napolitano, contro le discariche, contro i termovalorizzatori, contro l’euro. False? Quando sono chiamati i firmatari non si presentano.
È la vecchia “mobilitazzione”: ora non costa nemmeno l’atto di presenza.
Stefano Rodotà dice ineluttabile su “Repubblica” il divieto francese di pubblicare le foto della principessa nuda. Anche il Garante della Privacy si è pronunciato in tale senso, aggiunge, su sollecitazione di Berlusconi, “che ottenne il divieto di diffondere le foto scattate con un teleobiettivo e che ritraevano persone che si trovavano nel parco di Villa Certosa”. Che divieto, se il fotografi ci ha fatto i miliardi, ai Caraibi, e tutta Italia si è divertita un’estate? Perché “Repubblica” è ipocrita? E Rodotà?
Il Consiglio regionale del Lazio si era dunque aumentato il fondo spese da uno a 14 milioni. Tutti insieme i partiti, pro quota. Senza che Giampaolino obiettasse. Mentre per Pignatone solo Batman è colpevole.
La Provincia di Roma ha acquistato, senza necessità, un palazzo di 270 milioni. Di che superare abbondantemente, di soli sfioramenti, tutte le fantasia di Batman & Co. Senza giustificativi. Ma Pignatone non indaga.
La cosa è denunciata ogni giorno dal “Messaggero” – il palazzo è stato comprato da un costruttore concorrente di quello del “Messaggero”. Pignatone non legge “Il Messaggero”? “Repubblica” e “Corriere della aera”, è vero, trascurano il fatto. Confinandolo nelle cronache romane, incidentalmente, cripticamente, e senza scandalo – centralismo democratico, riflesso condizionato?
Cinque insufficienze su undici alla Juventus in pagella su “Repubblica” per la partita col Chelsea a Londra. Che tutti hanno visto. Dell’inutilità del giornalismo?
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