Vent’anni fa, giorno per giorno:
“Imperversano, perverse, le teorie neo marxiane – si penserebbero thatcheriane e invece si pretendono marxiane – che curano la crisi fiscale dello Stato con le imposte indirette. Una macchina che moltiplica e allarga il problema invece di risolverlo: invece di scoraggiare i consumi eccessivi, inflazionistici, alimenta l’inflazione attraverso il caro-prezzi; invece di allargare l’area imponibile allarga quella dell’evasione. Non è per caso che l’Italia, patria dell’imposizione indiretta, sia anche l’economia industriale con il più alto tasso di attività in nero.
Tasse, bolli,e prima o poi nuova Iva. Pochi, maledetti e subito, il governo li ottiene ma non risolve nulla, dopo pochi mesi deve imporre nuove tasse, bolli, e aumenti (“aggiustamenti”) dell’Iva - le “manovre”. Mentre si sa da sempre, tutti lo sanno, che la riduzione dell’imposizione indiretta moltiplicherebbe il gettito Iva, porterebbe qualche milione di contribuenti nel libro paga del fisco, e potrebbe infine ridurre il debito.
“Senza contare che ci sarebbe anche un po’ di giustizia fiscale. Le imposte indirette sono più gravose per i meno abbienti, per i ricchi sono bruscolini – anche questo tutti lo sanno da sempre, ma non i neo marxiani”.
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