domenica 30 settembre 2012

Vescovi, giudici e banche, il partito di Monti

Vescovi, giudici e banche sono dunque al centro del Grande Centro. Monti ha scelto la tribuna americana per fare il grande annuncio, e l’effetto c’è stato: oltre che potenti, i neo guelfi sono anche moderni, ci sanno fare. I tempi e il modo scelti da Monti hanno molto colpito i professionisti della comunicazione.
Un primo effetto le constituencies di Monti lo hanno ottenuto: ci hanno liberato dei Montezemoli, che il partito dei banchieri candidava - se non era un falso scopo, la “lepre” delle corse di resistenza. Quello in titolo infatti si è subito schierato, non avendo altro da dire. Restano ancora da trovare gli altri voti. I vescovi e i loro alleati sono gli onesti per definizione. Non rubano. E le tasse le pagano. Non c’è destra e sinistra, dicono nei loro (grandi) giornali, c’è chi paga le tasse e chi no. E loro le tasse le pagano. Anche i giudici per qualche sapido arbitraggio internazionale. In Svizzera, al Lussemburgo, a Montecarlo, in ditta con lo Ior, ma le pagano. Hanno quindi titolo a dare lezioni. Resta da vedere se hanno anche i voti, il magistero dei vescovi non è così infallibile, come tendeva a pensare Ernesto Rossi.
Renato Mannheimer ha subito accreditato a Monti l’80 per cento dei suffragi. Ma forse c’è un errore di stampa, l’8 è più realistico. Vicino al 4 per cento di Casini. Che però non ha oberato gli italiani di tasse.

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