“Il
paese dove le ragazze sono belle: un buon paese”, assicura Michaux in
“Passaggi”. C’è quindi da sperare – le donne al Sud sono belle, a Napoli, in
Sicilia, nel Salento, in Calabria, in gran numero. Saranno le spose e le madri.
Sono
il frutto di una civiltà, spiega il poeta: “Nel riso della ragazza è iscritta
la civiltà nella quale è nata”. Mentre “le civiltà che fanno bei vecchi sono le
più spirituali”. Ma l’uno non esclude l’altro, perché dovrebbe?
A
mano a mano che si scende, nel globo, la terra gira a velocità maggiore – all’equatore
va al doppio delle zone temperate. È per questo che al Sud al settentrionale
gira la testa?
Apollinaire
d’Aspremont
Flouch, Flugi, Flugy, Pflug/ Pflugk /Fluog, il nome è vago, come i titoli di nobiltà (naturalmente derivati
da Carlo Magno) ma l’appellativo è illustre, von Aspermont o d’Aspremont.
Aspermont venendo spiegato nell’araldica come latino per montagna erta.
La particella nobiliare, coniugata con l’Aspromonte, fu
aggiunta nel Seicento: Nicolas Flugi, Landman della Bassa Engadina, si fece
chiamare Flugi von Aspermont. Dopo aver dato due vescovi a Coira nella prima
metà del secolo. La famiglia si arricchì successivamente col commercio dei vini
in Francia, disperdendosi tra la Francia, la Russia, l’Olanda, l’Argentina,
l’Australia, gli Usa. I discendenti diretti di Nicolas svilupparono invece
l’industria del turismo: suo nipote Corradino è considerato il fondatore delle
fortune turistiche di St.Moritz.
Ma
con Corradino un’altra storia comincia, che porta ad Apollinaire. Negli anni
della Restaurazione, Corradino diventa ministro delle Finanze a Napoli di
Ferdinando IV, e di Francesco I, francesizzando il toponimo nobiliare in
d’Aspremont. Un “generale svizzero mercenario” Flugy, inviato a Gerace nel 1848 per controllare i liberali dopo l'abolizione il 15 maggio della Costituzione da parte di re Ferdinando, fu cattivissimo: fece schiodare le bare dei cinque martiri d Gerace, giustiziati il 2 settembre 1847, e buttare i corpi in una fossa comune. Un figlio di Corradino, Francesco Costantino Camillo Flugi d’Aspremont, dovrebbe
essere stato il padre ignoto del poeta Apollinaire.
Il
concepimento e la nascita di Apollinaire avvennero a Roma, dove il capitano si
era trasferito dopo l’annessione di Napoli al Piemonte. Nel 1879, a 44 anni,
incontrò Angelica Kostrowitzki, di ventuno, che lo ammaliò e di cui divenne il compagno, si direbbe oggi, per alcuni anni,
tra case da gioco e feste. Non tanto però da riconoscere i due figli che ne
ebbe, Guglielmo, il poeta, nel 1880, e Alberto nel 1882. La famiglia Flugi non
consentì. Il fratello di Francesco, Niccolò Flugi d’Aspremont, generale dei
Benedettini col nome di don Romaric o Romarico, lo convinse nel 1884 a lasciare
Roma con Angelica e una grossa dote. I soldi erano naturalmente pochi, la
coppia ritornò, e finì che Francesco lasciò Angelica. La quale fu convinta da
don Romaric-Romarico a trasferirsi, nel 1887, con i due ragazzi nel principato
di Monaco, di cui l’abate benedettino era vescovo nullius. Fu così che Apollinaire potrà dire di essere figlio del
“vescovo di Monaco”.
L’ultimo
Flugi d’Aspremont è censito in Vaticano negli anni 1930, sacerdote, autore di
un libro di preghiere e di un saggio su “Le stanze di Raffaello”. Don Romaric
era stato attivo denunciatore nel 1874 di furti di documenti e oggetti preziosi
nel convento di Subiaco, di cui incolpava il Rettore. Facilitando così
l’occupazione italiana del convento e la dispersione dei suoi beni.
Calabria
La
Lombardia colonizzata dai calabresi, sia pure mafiosi? Questo può crederlo la
Procura di Milano. Può farlo credere, per non fare altro.
Altrimenti: cosa potrebbero avere i lombardi da invidiare ai calabresi?
Altrimenti: cosa potrebbero avere i lombardi da invidiare ai calabresi?
Ci sono voluti tre anni per sbobinare le intercettazioni dei malviventi
calabresi in Lombardia. Parlavano così difficile?
I malviventi non andrebbero fermati subito, anche se calabresi?
Sculli,
che non si riesce mai a condannare, anzi nemmeno a sospettare, è sempre, da quando
gioca, sotto accusa sui giornali sportivi - Sculli è un calciatore. Reo di
tutto: scommesse, partite vendute, combines
con gli arbitri, droga, spaccio. Ultimamente di combines coi tifosi, avendo trattato con la “curva” del Genoa in lite
col club. Alla fine della lite Sculli non s’è spogliato, i suoi compagni sì, in
obbedienza ai diktat degli ultrà, ma il solo colpevole è lui. A meno che la sua
colpa non sia nelle origini: Sculli è calabrese.
Non
si può essere calabrese e centravanti?
A
Lamezia il giudice Danise ha trovato il tempo, dopo 150 anni, di decretare che
il museo Lombroso di Torino dovrà consegnare uno dei teschi delle sue teche a
Motta Santa Lucia, un comune del catanzarese. È il teschio di Giuseppe
Villella, che da Motta finì in carcere, per furto e incendio, e vi morì nel
1872. Lombroso ne eseguì l’autopsia, per trovare nel suo cranio, come in tanti
altri, la morfologia del “delinquente nato”.
Il
giudice Danise ha stabilito, su ricorso del sindaco di Motta, un avvocato, che
il teschio di Villelli dovrà essere inumato a Motta, con spese di giudizio e
tumulazione a carico del Museo Lombroso.
Poi si dice che non c’è giustizia al Sud.
Troppi
processi di mafia in Calabria finiscono (alcuni addirittura cominciano) col
mettere in libertà buon numero degli accusati. O i giudici sono collusi, che
non sembra possibile. O gli avvocati sono abili. O le indagini sono
capricciose. La mafia, questo è sicuro, è sempre lì.
La
“Gazzetta del Sud” è un giornale di Messina che è anche il primo giornale della
Calabria. Privilegia le cronache locali, amministrative, politiche, sportive,
culturali, sociali, ma si vuole “completo”, con politica interna ed estera. La
grande cronaca nazionale limita però ai delitti. Anche remoti, o inosservati nella grande
stampa nazionale. Ogni giorno ne propone molti, con foto grandi, interviste,
esperti. A chi li propone?
Avviene d’altra parte che “Il Messaggero”, offerto da un paio di anni “a
panino” con la “Gazzetta”, spesso non venga ritirato, se il giornalaio non lo
ha infilato dentro il quotidiano locale. Benché abbia cronache succulente. Da
lettori della “Gazzetta” che sono juventini o milan-interisti, “il Messaggero”
essendo tutto per le squadre di Roma? O perché il giornale è un’abitudine. In
chi lo compra e in chi lo fa.
Molti che pure leggono e si tengono informati non comprano in Calabria il
giornale.
Sul
“Corriere della sera” l’addetto Stella denuncia in prima pagina venerdì 5 il
misfatto calabrese del giorno: il “sottosegretario alla presidenza della
Regione” (sì, c’è un sottosegretario, è una carica inventata dall’ultimo governo di sinistra della
Calabria) Albero Sarra, infartato, prende la pensione d’invalidità e lo
stipendio della funzione. Un’invalidità da 7.500 euro, mensili.
Sarra
protesta. L’invalidità è di fine giugno, lui ha rinunciato a percepirla alla
prima riunione del Consiglio regionale dopo la pausa estiva. La pensione è alta perché la legge la parifica al massimo della
pensione di consigliere regionale con tre legislature, e Sarra è stato a lungo
consigliere regionale. La precisazione aspetta una
settimana. Esce il giorno in cui la Lombardia si vuole sommersa dalla 'ndrangheta. Nelle lettere. Sommersa a sua volta dal profluviale Stella.
Il
profluvio di Stella si fa forte di un Barbieri, presidente della
Fish, la federazione delle associazioni di handicap. Il quale non conosce Sarra e non sa che cosa ha fatto e fa, ma
dice che non ha fatto nulla a favore dei portatori di handicap.
L’onorevole
Laratta, del Pd, fa di più. Convoca una conferenza stampa per chiedere
l’allontanamento di Sarra. Il motivo? “Come fa un invalido al 100 per cento a
occuparsi di politica?”
Lo Stato-mafia
Finché si è trattato di Berlusconi, Spatuzza ha
marciato. Ma di fronte allo Stato-mafia no: “Non so niente”. Cioè, neanche di
Berlusconi sa, ne ha sentito dire. E questo è tutto, tutta la mafia a Palermo.
Il resto è Stato.
Spatuzza dopo Ciancimino jr., uno che teneva il
plastico in casa, si ritira. Il pentimento è una strategia difensiva: ottenuti
i benefici, basta.
La “trattativa” magari c’è, ma tra chi e chi? La mafia
si sa. Ma lo Stato? I servizi segreti? I mafiosi non sono scemi.
Gli storici della mafia, Lupo, Marino, dovrebbero
rimettere mano alle carte.
Ma una
verità c’è: la Procura di Firenze, finiana, nega il complotto, quella di
Palermo, democratica e democratica ribelle, lo vuole, quella di Caltanissetta,
berlusconiana-casiniana, nicchia.
leuzzi@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento