Un romanzo
sociale dunque, più degli altri di Irène Némirovsky, dietro lo svolgimento da Bildungsroman che sembra la sua maniera.
Più degli altri balzacchiano, che è la maniera in cui la scrittrice eccelle,
degli affari che agitano la vita dei singoli. Più a suo agio, molto di
più, nelle intermittenze degli affari e della vita pubblica che in quelle –
stendhaliane – del cuore, spesso da lei raffazzonate, coi movimenti bruschi delle
moire politiche. Dentro il quadro disperante,
sotto l’apparente disinvoltura dei personaggi, che è la sua propria cifra: non
si sfugge al destino, se è di destituzione. Anche qui, il successo è
preludio al fallimento, la sinusoide è incorreggibile.
Il declassamento
è il tema di Irène Némirovsky, la perdita ineluttabile, seppure al gioco –
degli affari, di una scommessa, di una bizzarria. Ravvivato dal dono di far
danzare le parole. Qui accelerato, tipo sceneggiatura, ma sempre curato. Nella
piccola moralità – “è raro che si sappia gustare la felicità nella gioventù”,
“l’anima giovane e virile si vergogna dell’amore”, “afferrare il mondo a piene
mani”, o “l’anima, come una nave nella burrasca, trascinata verso ignoti
abissi”. Nella tragedia dell’epoca, che rende palpabile.
Romanziera di successo
a Parigi negli anni 1930, Irène Nemirovsky si può dire la narratrice regina di
quegli anni, dell’amore (la gioventù, la fiducia) al tempo del crack. Della décheance materiale e morale. Con la
costante minore del padre – il padre anch’esso declassato. Il padre è sempre
stimabile in Irène Némirovsky. Qui entra di sguincio, ma definitivo: “La
lettura gli procurava ciò che ad altri dà l’alcol, l’oblio della vita”. Sfiorando, sfidando,
gli intrecci da fotoromanzo: la figlia di un padre cui è fallita la banca, la
cenerentola al ballo, l’amore d’estate a Saint-Tropez, o a Biarritz, il potente
corrotto suo malgrado.
Le due traduzioni in contemporanea sottolineano la presa che Némirovsky esercita in questi anni di crisi, da narratrice degli anni 1930, anch'essi di crisi. Quella di Laura Frausin Guarino, traduttrice emerita del revival Némirovsky, la adatta. scorrevole, alla prosa contemporanea, nello spirito della stessa autrice. Quella di M.Mei per gli Editori Riuniti, più rispettosa dei tempi dell’originale, i participi, i gerundi, le avversative, la storicizza.
Le due traduzioni in contemporanea sottolineano la presa che Némirovsky esercita in questi anni di crisi, da narratrice degli anni 1930, anch'essi di crisi. Quella di Laura Frausin Guarino, traduttrice emerita del revival Némirovsky, la adatta. scorrevole, alla prosa contemporanea, nello spirito della stessa autrice. Quella di M.Mei per gli Editori Riuniti, più rispettosa dei tempi dell’originale, i participi, i gerundi, le avversative, la storicizza.
Irène
Némirovsky, La preda, Adelphi, pp.
186 € 18
Editori Riuniti, pp. 236 € 15,50
Editori Riuniti, pp. 236 € 15,50
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