Sulla
recessione, dura e duratura, non ci sono dubbi. Monti ha tentato d’indorarla,
ma non ha avuto seguito. Non si parla invece dell’inflazione, che c’è. E non da
ora. L’indice Istat la calcola al 3,2 per cento mentre si sa che è sicuramente
il doppio e forse il triplo. L’indice si raffredda grazie ai beni durevoli e
all’elettronica, i cui prezzi sono sotto pressione per effetto del crollo della
domanda e dell’innovazione. Ma la spesa corrente, guardando agli indici Istat
settoriali, per i trasporti e i prodotti energetici, gli alimentari e l’abbigliamento, ha incrementi
di due e tre volte l’indice medio.
È una situazione di fatto, che ognuno percepisce. Ma – un codicillo si impone – nella disattenzione e quasi nel rifiuto. Monti addirittura sembra perseguirla di programma. Col plauso, perfino, dei giornali. E nel silenzio degli economisti, che pure ben sanno quanto essa sia negativa e pericolosa – con l’eccezione dell’ufficio studi della Confindustria, una sola.
È una situazione di fatto, che ognuno percepisce. Ma – un codicillo si impone – nella disattenzione e quasi nel rifiuto. Monti addirittura sembra perseguirla di programma. Col plauso, perfino, dei giornali. E nel silenzio degli economisti, che pure ben sanno quanto essa sia negativa e pericolosa – con l’eccezione dell’ufficio studi della Confindustria, una sola.
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