Alla fine Camilleri dice che il romanzo
è “di diversi anni fa”. Lamentandone l’aggiornamento con le “crisi di
vecchiaia” di Montalbano. Ma c’è di peggio: a ogni paio di pagine i soliti
Livia e Catarella, i pasti gustosi in solitario, i Cuffaro, il questore, e i Dc
berlusconiani. C’è pure il
taglierino, arma d’obbligo dopo l’11 settembre benché inoffensiva.
Montalbano è scopertamente mussoliniano – “l’italiani non amano sintiri li voci
libbire, le virità disturbano il loro ciriveddru in sonnolenza perenni”. Anche
il dialetto che Camilleri gli fa praticare è cupo. Senza più i personaggi e i
contorni straordinari che ne garantivano il piacere.
C’è la mafia, come in qualsiasi
altro scrittore siciliano, e vince. Una sera Montalbano si apparecchia deliziato un fritto
di pesce vecchio di almeno mezza giornata, forse di frigorifero.
Andrea Camilleri, Una voce di notte, pp. 271 € 14
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