“La follia dell’uomo di lettere è
anzitutto una follia della lettera e del libro”: è il tema del saggio di
William Marx sul rischio per i lettori di professione, i bibliotecari e gli
archivisti, i servitori della parola. Che rimane il vero tema della follia in
letteratura, ancora da sviscerare. C’è da spiegarsi come lo schizofrenico, di
cui è nota la facilità al disegno, trovi in alcuni casi – Merini, Campana, “Incom”
(Saro Napoli) - la facilità della parola giusta. Qui si fanno i casi di
Saussure, il linguista che “sentiva le voci”, del bibliotecario della “Rivolta
degli angeli”, il romanzo di un secolo fa di Anatole France (recentemente
tradotto, con prefazione di Saviano), di Rimbaud, o dell’“allucinazione
deliberata”, di Wolfson, del presidente Schreber. Dei casi, non un’anamnesi, né
una spiegazione.
Il dossier
raggruppa anche alcuni personaggi: don Chisciotte, l’Idiota, pazzo in Cristo,
Ercole, Aiace. Alcuni autori che ne fanno un tema: Genet, Volodine - ma la
lista sarebbe lunga: Hoffmann, Nodier, De Quincey, Gogol, “Il diario di un
pazzo”, Flaubert, Céline, Dostoevskij, Henry James, Herman Hesse…. E la follia
come tema nella tragedia greca, l’illuminismo, il romanticismo, il surrealismo.
Ce
que la littérature sait de la folie, “Le Magazine Littéraire”, ottobre, pp.
98 € 6
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