Amore – È l’io aperto, sull’altro e sul mondo. Anche nella solitudine: è attenzione (ricezione) e disponibilità.
È
l’unica porta aperta sull’aldilà, o trascendenza che sia, la verità si ferma
prima.
Non
c’è creazione senza.
Complotto - Un
complotto lungo un millennio, c’è di che far scoppiare la storia, se è un
disegno della Provvidenza. Non è l’unico. La Grande Congiura che Guénon ha
scoperto nel Rinascimento, e Evola nella teologia, dunque nel Duecento, se non
nel Medio Evo profondo, è del resto molto laica, il disincanto di Weber, o smagamento:
la demagificazione.
Non c’è da fidarsi. Evola preparava una “Storia
segreta delle società segrete”, a Vienna, dove le bombe lo resero cionco, con
nome e documenti falsi, con i quali accedeva all’archivio segreto delle SS di
tutti gli archivi segreti delle società esoteriche, massoniche, teosofiche. Ma
la verità slitta.
Crisi – Non è asettica, è un’ideologia: c’è chi
ne è vittima e chi se ne avvantaggia. Ogni momento di rottura, anche naturale
(alluvione, terremoto), è sperequato, ma non tutti sono preordinati, seppure
nel disordine – il disordine può essere un ordine: un progetto, un modo di
essere.
La crisi prolungata è di necessità
governata. E può essere un progetto.
È un modo d’essere nel mondo che è
anch’esso parte del disegno di controllo del mondo. È una diversa ottica, per
spazi inesplorati.
Diceva Karl Valentin, il grande poeta di
cabaret degli anni Venti: "Una volta il futuro era molto migliore".
Un modo di vedere il mondo dal basso – dal punto basso del ciclo. Ma il
presente può obliterare il futuro. Il bon
mot di Valentin era degli anni di Hitler: è al confronto con Hitler che il
futuro non poteva che essere migliore.
Si associa alla depressione, che è una
patologia fisica più che mentale. Sarà una questione di alimentazione:
sbagliata (troppi zuccheri), eccessiva (troppi grassi).
Immagine
–
È soggettiva. È l’atto soggettivo (creativo) per eccellenza. L’urlo più famoso del calcio, che è un sport assolutista e totalitario, anche nei
sogni, è quello di Tardelli al mondiale di Spagna nel 1982. Non è il solo,
naturalmente: quello di Tardelli è speciale perché è stato seguito, e
immortalato, in modo speciale, lungo una corsa che figura visivamente il
prolungarsi e l’accentuarsi dell’urlo – in quel accesso di gioia, di
esaltazione. L’immagine non è della cosa ma del cameraman, il repertoriatore.
Ragione – È divenuta
motore dell’indistinto e dell’inerte, non per sua colpa. Cartesio voleva la
ragione chiara e distinta, giustamente. Nel nostro mondo derealizzato, invece, chiaro e distinto si pretende sia il mondo stesso, la realtà. Cioè
un’illusione.
Singletudine - L’individualismo,
oggi singletudine, è una forma misantropica che si vuole sociale e anche
amorevole, ma in termini quantitativi: normativi, sensoriali (il sesso). E
misurati: nell’integrazione (al lavoro, alla società, agli affetti minimi), la
regolarità, la fitness. È la radice
quadrata del modo di essere e di vivere oggi, e rende conto della tristezza
(crisi) diffusa, pur in tanto benessere e nell’assenza di guerra – il più duraturo
e consistente regno di Saturno in terra.
Tolleranza – È tenere in
punta di bastone. Meglio che in punta di lancia, ma sempre esclusione è, un
ponte levatoio.
È concetto esclusivo e escludente, della
società, della libertà – tipici i “pilastri”, religiosi, etnici, politici su
cui l’Olanda, che il concetto ha elaborato, tuttora si regge. Presuppone un io
(nazionale, sociale, religioso) superiore e totalitario che ammette la diversità – meno che accettarla. Non è nemmeno un concetto
negativo di libertà o diversità, un vuoto da riempire, è il pilastro
dell’imperialismo – nel senso della guerra “giusta”, quella che facciamo
nostra. L’indirect rule dell’impero
britannico. L’apartheid anche, la
concezione nazista della società.
Verità - Non è un
blocco, né un ghirigoro, è un’ombra, che si configura variamente quando una
luce la colpisce. È la lettera rubata di Poe, sempre in evidenza, che non
sempre si vede. Il giallo, che è razionalità più che enigma, non è solo materia
di induzione e deduzione. C’è pure la consequentia mirabilis,
logica e matematica, da distinguere dalla conseguenza sintattica o semantica,
che rileva la verità di una proposizione dalla sua negazione. Tipica
l’affermazione aristotelica: un atto, pur essendo singolare, non solo è
conoscibile, ma è condizione della stessa conoscenza, poiché nessun ente è, se
non in atto e in potenza. È il principio di realtà sherlockholmesiano, e non fa
male: a un certo punto qualcuno spiega come la storia s’è svolta, anche se
contro le regole e la logica, che il cieco vedeva, lo sciancato correva, il
morto vive. Ma la consequentia mirabilis è a volte principio di verità,
e nel caso vuole dire che la fede non è ragione.
zeulig@antiit.eu
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