lunedì 29 ottobre 2012

Secondi pensieri - (121)

zeulig

Amore – È l’io aperto, sull’altro e sul mondo. Anche nella solitudine: è attenzione (ricezione) e disponibilità.
È l’unica porta aperta sull’aldilà, o trascendenza che sia, la verità si ferma prima.

Non c’è creazione senza.

Complotto - Un complotto lungo un millennio, c’è di che far scoppiare la storia, se è un disegno della Provvidenza. Non è l’unico. La Grande Congiura che Guénon ha scoperto nel Rinascimento, e Evola nella teologia, dunque nel Duecento, se non nel Medio Evo profondo, è del resto molto laica, il disincanto di Weber, o smagamento: la demagificazione.
Non c’è da fidarsi. Evola preparava una “Storia segreta delle società segrete”, a Vienna, dove le bombe lo resero cionco, con nome e documenti falsi, con i quali accedeva all’archivio segreto delle SS di tutti gli archivi segreti delle società esoteriche, massoniche, teosofiche. Ma la verità slitta.

Crisi – Non è asettica, è un’ideologia: c’è chi ne è vittima e chi se ne avvantaggia. Ogni momento di rottura, anche naturale (alluvione, terremoto), è sperequato, ma non tutti sono preordinati, seppure nel disordine – il disordine può essere un ordine: un progetto, un modo di essere.
La crisi prolungata è di necessità governata. E può essere un progetto.

È un modo d’essere nel mondo che è anch’esso parte del disegno di controllo del mondo. È una diversa ottica, per spazi inesplorati.

Diceva Karl Valentin, il grande poeta di cabaret degli anni Venti: "Una volta il futuro era molto migliore". Un modo di vedere il mondo dal basso – dal punto basso del ciclo. Ma il presente può obliterare il futuro. Il bon mot di Valentin era degli anni di Hitler: è al confronto con Hitler che il futuro non poteva che essere migliore.

Si associa alla depressione, che è una patologia fisica più che mentale. Sarà una questione di alimentazione: sbagliata (troppi zuccheri), eccessiva (troppi grassi).

Immagine – È soggettiva. È l’atto soggettivo (creativo) per eccellenza. L’urlo più famoso del calcio, che è un  sport assolutista e totalitario, anche nei sogni, è quello di Tardelli al mondiale di Spagna nel 1982. Non è il solo, naturalmente: quello di Tardelli è speciale perché è stato seguito, e immortalato, in modo speciale, lungo una corsa che figura visivamente il prolungarsi e l’accentuarsi dell’urlo – in quel accesso di gioia, di esaltazione. L’immagine non è della cosa ma del cameraman, il repertoriatore.

Ragione – È divenuta motore dell’indistinto e dell’inerte, non per sua colpa. Cartesio voleva la ragione chiara e distinta, giustamente. Nel nostro mondo derealizzato, invece, chiaro e distinto si pretende sia il mondo stesso, la realtà. Cioè un’illusione.

Singletudine - L’individualismo, oggi singletudine, è una forma misantropica che si vuole sociale e anche amorevole, ma in termini quantitativi: normativi, sensoriali (il sesso). E misurati: nell’integrazione (al lavoro, alla società, agli affetti minimi), la regolarità, la fitness. È la radice quadrata del modo di essere e di vivere oggi, e rende conto della tristezza (crisi) diffusa, pur in tanto benessere e nell’assenza di guerra – il più duraturo e consistente regno di Saturno in terra.

Tolleranza – È tenere in punta di bastone. Meglio che in punta di lancia, ma sempre esclusione è, un ponte levatoio.
È concetto esclusivo e escludente, della società, della libertà – tipici i “pilastri”, religiosi, etnici, politici su cui l’Olanda, che il concetto ha elaborato, tuttora si regge. Presuppone un io (nazionale, sociale, religioso) superiore e totalitario che ammette la diversità – meno che accettarla. Non è nemmeno un concetto negativo di libertà o diversità, un vuoto da riempire, è il pilastro dell’imperialismo – nel senso della guerra “giusta”, quella che facciamo nostra. L’indirect rule dell’impero britannico. L’apartheid anche, la concezione nazista della società.

Verità - Non è un blocco, né un ghirigoro, è un’ombra, che si configura variamente quando una luce la colpisce. È la lettera rubata di Poe, sempre in evidenza, che non sempre si vede. Il giallo, che è razionalità più che enigma, non è solo materia di induzione e deduzione. C’è pure la consequentia mirabilis, logica e matematica, da distinguere dalla conseguenza sintattica o semantica, che rileva la verità di una proposizione dalla sua negazione. Tipica l’affermazione aristotelica: un atto, pur essendo singolare, non solo è conoscibile, ma è condizione della stessa conoscenza, poiché nessun ente è, se non in atto e in potenza. È il principio di realtà sherlockholmesiano, e non fa male: a un certo punto qualcuno spiega come la storia s’è svolta, anche se contro le regole e la logica, che il cieco vedeva, lo sciancato correva, il morto vive. Ma la consequentia mirabilis è a volte principio di verità, e nel caso vuole dire che la fede non è ragione. 

zeulig@antiit.eu

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