È storicamente testimonianza indiretta
ma inoppugnabile – nelle cose - di due fatti introvabili per gli storici, la
Soluzione Finale, e l’antisemitismo comune fra i tedeschi, non solo dei nazisti
o delle SS. Fino al 1942 non ci sono deportazioni. Mentre ci sono angherie,
anche violente, dei soldati tedeschi.
Redatto e pubblicato in Franca, come
intervista con Béatrice Prasquier, il memoriale si avvale in questa edizione di
due saggi degli storici Marcello Pezzetti e Umberto Gentiloni Silveri, sul “sistema”
della Shoah, e sulla guerra, l’Italia e la Grecia.
I Sonderkomando, i commando speciali, addetti alla eliminazione delle masse passate nelle camere a gas, atterrivano Primo Levi. Non
se li spiegava. “Questo è un argomento veramente ustionante”, ripeteva da
ultimo, nell’“Intervista”, 1983: “Io rimango atterrito davanti a questa
faccenda”. Non che non avesse indagato: “Ci sono alcuni casi di gente che ha
preferito farsi uccidere piuttosto che entrare nei Sonderkommando. Alcuni non l’hanno fatto”. L’istinto di sopravvivenza può essere evidentemente più forte dell’orrore.
Shlomo Venezia, Sonderkomando Auschwitz, Bur, pp. 237 € 9,50
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