mercoledì 10 ottobre 2012

Shlomo Venezia, che documenta la Soluzione Finale

Testimonianza incredibilmente onesta: semplice e veritiera. Di Salonicco e i suoi sessantamila ebrei, della povertà, del fascismo, dell’Italia provvida e stupida. Della vita “normale” durante la guerra e sotto l’occupazione tedesca in Grecia. Dei lager, nei quali Shlomo perdette la madre e le due sorelle adolescenti, mentre sopravviveva lavorando ai forni crematori – lo stesso destino dell’illustratore, David Olère.
È storicamente testimonianza indiretta ma inoppugnabile – nelle cose - di due fatti introvabili per gli storici, la Soluzione Finale, e l’antisemitismo comune fra i tedeschi, non solo dei nazisti o delle SS. Fino al 1942 non ci sono deportazioni. Mentre ci sono angherie, anche violente, dei soldati tedeschi.
Redatto e pubblicato in Franca, come intervista con Béatrice Prasquier, il memoriale si avvale in questa edizione di due saggi degli storici Marcello Pezzetti e Umberto Gentiloni Silveri, sul “sistema” della Shoah, e sulla guerra, l’Italia e la Grecia.
I Sonderkomando, i commando speciali, addetti alla eliminazione delle masse passate nelle camere a gas, atterrivano Primo Levi. Non se li spiegava. “Questo è un argomento veramente ustionante”, ripeteva da ultimo, nell’“Intervista”, 1983: “Io rimango atterrito davanti a questa faccenda”. Non che non avesse indagato: “Ci sono alcuni casi di gente che ha preferito farsi uccidere piuttosto che entrare nei Sonderkommando. Alcuni non l’hanno fatto”. Listinto di sopravvivenza può essere evidentemente più forte dell’orrore.
Shlomo Venezia, Sonderkomando Auschwitz, Bur, pp. 237 € 9,50

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