Paolo
Conti sul “Corriere della sera” lo fa “da sempre legato alla figura di
Pasolini”. Per il famoso buonismo, che invece non c’è - il “legame” invece può
spiegare curiosamente Pasolini, il suo bisogno di sconcezze. Veltroni è,
dell’ex Pci, quello che lascia un imprinting
indelebile sulla Rai, non il meglio della Repubblica. Essendovisi distinto, nel
1996 e successivi, nella caccia al socialista. Al riparo della presidenza cache-sex di Enzo Siciliano. Non senza
coerenza, nel suo famoso giro dei padri fondatori avendo evitato i socialisti
in favore dei cattolici, anche anticomunisti. Dopo aver gestito, a partire dal
1988, la sezione Stampa del Pci, per la quale riuniva periodicamente
capi-redattori e giornalisti di sicura fede per compilare liste di giornalisti
inaffidabili.
Il
buonismo non c’entra con Veltroni, è un’immagine da relazioni pubbliche, degli
accorti consigliori che nei sette anni da sindaco gli crearono ogni giorno
un’occasione per occupare gratis i giornali. La dote all’orfanella, McCartney
al Colosseo, i Nobel al Campidoglio. E questa fu la sua sola azione di governo
– a carico delle finanze comunali?
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