lunedì 15 ottobre 2012

Veltroni redivivo

Dunque, Veltroni lascia la politica da Fazio. L’aveva già lasciata nel 2006 in Africa da Mandela. E nel 2009 dopo le batoste elettorali. Dunque, usa lasciare per rilanciarsi. Ora in cambio di una modesta rinuncia a un posto di onorevole – tanto più per averne maturato la pensione. L’attesa è, in questa riserva della Repubblica, per una chiamata a ministro, presidente Rai, ambasciatore Onu, presidente di Cinecittà, ogni cosa.
Paolo Conti sul “Corriere della sera” lo fa “da sempre legato alla figura di Pasolini”. Per il famoso buonismo, che invece non c’è - il “legame” invece può spiegare curiosamente Pasolini, il suo bisogno di sconcezze. Veltroni è, dell’ex Pci, quello che lascia un imprinting indelebile sulla Rai, non il meglio della Repubblica. Essendovisi distinto, nel 1996 e successivi, nella caccia al socialista. Al riparo della presidenza cache-sex di Enzo Siciliano. Non senza coerenza, nel suo famoso giro dei padri fondatori avendo evitato i socialisti in favore dei cattolici, anche anticomunisti. Dopo aver gestito, a partire dal 1988, la sezione Stampa del Pci, per la quale riuniva periodicamente capi-redattori e giornalisti di sicura fede per compilare liste di giornalisti inaffidabili.
Il buonismo non c’entra con Veltroni, è un’immagine da relazioni pubbliche, degli accorti consigliori che nei sette anni da sindaco gli crearono ogni giorno un’occasione per occupare gratis i giornali. La dote all’orfanella, McCartney al Colosseo, i Nobel al Campidoglio. E questa fu la sua sola azione di governo – a carico delle finanze comunali?

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