Insiste Monti, che contro gli evasori si vuole “in guerra”. Ma con i blitz e i teatrini (redditometro) dell’Agenzia delle Finanze. Mentre sanno tutti, lui che è un economista per primo, che l’evasione è quasi tutta erosione, cioè legale. A parte l’economia nera o sommersa, anch’essa a suo modo legalizzata: si è discusso per anni se farla emergere, sempre alla fine recedendo per non distruggere intere aree di reddito e lavoro, a Napoli e dintorni, e in varie zone del Lombardo-Veneto (fonderie, conce, la stessa agricoltura).
Tutti sanno anche che l’economia sommersa è effetto di un’elevata imposizione indiretta: dell’Iva. Che è una tassa anticipata sul lavoro (attività economica): bisogna pagarla prima di guadagnare, e quindi anche in perdita. È per questo che l’Italia è l’economia industriale col più alto tasso di attività in nero, perché è la patria dell’imposizione indiretta.
La ricetta antievasione resta semplice: rendere le tasse più convenienti dell’evasione – leggermente meno convenienti, per “pagare” il rischio. Bisogna contenere l’Iva e non aumentarla. Rendere detraibili sempre più spese, non solo quelle del dentista e del muratore. Imporre la mutua invece del Ssn – lasciando il Ssn per non chi ha lavorato. Una mutua o una forma assicurativa, che imponga per ogni richiesta di rimborso una fattura o ricevuta fiscale. E naturalmente ridurre e semplificare il contenzoso fiscale: degli 80-90 miliardi in media di accertamenti fiscali annui, la metà dell'evasione stimata, le Entrate incassano non più del 10 per cento, quasi sempre poco più del 5 per cento - una causa tributaria può durare praticamente all'infinito.
La misura più semplice e proficua sarebbe l’introduzione degli standard di vita locali, a cui commisurare i redditi, retribuzioni comprese, e il fisco. Si può fare la stessa spesa alimentare di Roma in Calabria a un terzo di costo che a Roma, e la spesa per abbigliamento alla metà almeno. Lo stesso nel napoletano. La cosa sa di gabbie salariali e quindi è improponibile a questo punto della retorica sociale. Ma statisticamente sarebbe utile farla emergere: gli indici diventano più veritieri, sia del reddito che del costo della vita, e quindi meglio indicativi della natura della “evasione” fiscale.
Il resto è chiacchiere – la “guerre”, l’inflessibilità, la faccia feroce. L’Agenzia delle Entrate lo sa, che cataloga 2 mila aerei privati in Italia, 80 mila yacht, e 600 mila auto di lusso, ma solo quattromila dichiarazioni di reddito superiore al mezzo milione. Non si può supporre che non faccia l’accertamento, ma che le dichiarazione dei possessori di aerei, yacht e auto di lusso siano in qualche modo fedeli. Le relazioni dell’Agenzia e della Guardia di Finanza, ogni anno sempre trionfali, sono invece ogni anno constatazioni di un fallimento, o di un impegno male indirizzato., si spera per imperizia – ma il personale del fisco è ferratissimo, e spietato anche.
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